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Via libera dal ministero: nasce il Montefalco Grechetto

Pubblicato il 30 Maggio 2016 09:46 - Modificato il 5 Settembre 2023 20:16

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Importanti novità per la vendemmia 2016 nel territorio di Montefalco. L’area di produzione della Ringhiera dell’Umbria vedrà l’ingresso nella famiglia dei vini il Grechetto. La varietà bianca autoctona tra le più diffuse in Umbria, ora avrà una connotazione in un territorio specifico e un brand più riconoscibile come, appunto, quello di Montefalco. Stando al nuovo disciplinare, approvato dal ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il Montefalco Grechetto sarà ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti prevalentemente dal vitigno “Grechetto” (maggiore dell’ 85%) e da uve a bacca bianca, non aromatiche, da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Umbria. Svolta anche per quanto riguarda il Montefalco Bianco Doc, che fa parte del disciplinare sin dalla sua prima stesura del 1993. La sua minore fama, rispetto agli altri vini della famiglia consorziale, è dipesa principalmente dalla presenza nell’uvaggio del Trebbiano Toscano (dal 20 al 35%) che cederà il posto a un altro dei vitigni autoctoni umbri più importanti: il Trebbiano Spoletino, più qualitativo e dotato di caratteristiche intrinseche superiori agli altri trebbiani. Il vecchio disciplinare prevedeva per il Montefalco Bianco una base minima di Grechetto del 50%, almeno il 20% di Trebbiano Toscano e altri vitigni autorizzati nella Regione Umbria per la restante parte. Con l’introduzione della nuova regolamentazione, il Trebbiano Spoletino diventa protagonista con una quota non inferiore al 50% associata all’utilizzo sempre di uve a bacca bianca, non aromatiche, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Umbria. Per sancire la vittoria dei vini identitari, anche la produzione del Montefalco Rosso Doc e del Montefalco Rosso Riserva sarà interessata da variazioni che riguardano la composizione degli uvaggi. Non sarà più obbligatorio l’uso del terzo vitigno a bacca rossa, ma viene reso facoltativo per dare la possibilità ai produttori di incentrare di più questa tipologia su vitigni espressione del territorio piuttosto che su un blend. Si passa dunque da tre uvaggi (Sangiovese dal 60 al 70%, Sagrantino dal 10 al 15% e altre uve autorizzate 15-30%) alla possibilità di due uvaggi, in favore del solo utilizzo in prevalenza di Sangiovese (dal 60 all’80%) e in misura minore di Sagrantino (dal 10 al 25%) per rafforzarne struttura e intensità. Insieme alle operazioni di vinificazione e invecchiamento obbligatorio, anche l’imbottigliamento dei vini a denominazione di origine controllata “Montefalco” dovrà essere effettuato nell’ambito territoriale del Comune di Montefalco e in parte dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, in provincia di Perugia. Questo provvedimento viene introdotto principalmente per salvaguardare la qualità, la reputazione del vino Montefalco Doc, garantirne l’origine e assicurare l’efficacia dei relativi controlli, dando al consumatore mondiale quante più garanzie possibili. “Autenticità e territorialità sono valori portanti per la promozione dei vini di Montefalco – fanno sapere dal Consorzio Tutela Vini – ultimo tassello delle attività, il raggiungimento della modifica del disciplinare comunicata sulla Gazzetta Ufficiale nei giorni scorsi che traccia un importante punto di svolta nel percorso di affermazione dei vini identitari nel panorama enologico italiano”.

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