Alla fine a risuonare nel silenzio della notte sono state le urla di gioia e di vittoria del popolo spataro, ma quella di sabato, a Foligno, è stata una serata di grandi emozioni per tutti. A cominciare da quelle vissute e fatte vivere dai popolani dei dieci rioni che, come sempre, sono stati uno spettacolo da osservare ed ascoltare, tra striscioni e cori che inneggiavano alla vittoria. Uno spettacolo nello spettacolo che ha preso ufficialmente il via quando le rappresentanze rionali hanno fatto il loro ingresso al Campo de li Giochi, che è andato crescendo quando ad irrompere nella pista sono stati i dieci binomi e che ha raggiunto il suo apice giro dopo giro, tra urla festanti per i tre anelli centrati e grida di rabbia per ogni bandierina abbattuta. Fino a quando “il più bravo tra i bravi”, l’Audace Daniele Scarponi, ha trionfato regalando al Rione del priore Alessio Castellano una vittoria che alle Conce mancava ormai da troppo tempo, ben trentun anni. Ma a toccare le corde dell’anima del grande pubblico, accorso al Campo de li Giochi per scoprire “qual de’ Rioni” avrebbe appagato “il desio di tòr di mano al Cavalier di Giotti il lauro cinto in ultima tenzone”, sono stati anche i momenti che hanno preceduto l’inizio della Giostra della Sfida: dal ricordo dei rionali che non ci sono più, ma che hanno dedicato la loro vita alla Quintana, al lungo e sentito applauso dedicato alla memoria di Eleonora Metelli. E ancora, le toccanti parole del vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi, che è tornato ad esprimere la propria vicinanza alla famiglia del presidente dell’Ente Giostra, passando poi per le note dell’“Inno di Mameli” e del “Nessun dorma” a cui ha dato corpo la soprano Alessandra Ceciarelli. Ma soprattutto e come sempre, la lettura del bando. Sicuramente tra i momenti più emozionanti, da pelle d’oca. Di quelli che solo la voce di Claudio Pesaresi, che risuona solenne in un Campo de li Giochi ammutolito, sa suscitare. Di quelli che esplodono sul finale, al grido “ché la concordia e l’amor de la Cittade tutta son pur Vittoria e bella e grande”, accendendo le speranze dei rionali e facendo nascere in tutti gli altri un inappagabile desiderio di Quintana.