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Spoleto dice sì al restauro del Carro crematorio di epoca napoleonica

Pubblicato il 26 Ottobre 2016 11:15 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:57

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“Vendere il carro? Ma stiamo scherzando? Quel carro non può essere venduto perché rappresenta una parte della nostra cultura spoletina”. Ed è proprio da questa considerazione fatta dall’architetto Giuliano Macchia che è nata l’idea di formulare un’unione di intenti tra più soggetti della città, certificata anche da una convenzione, per far sì che il Carro Crematorio di epoca napoleonica donato da Luigi Pianciani a Spoleto nel 1903 e rimasto in uso fino alla fine degli anni ’80, possa diventare, attraverso un accurato restauro, uno dei punti di forza della cultura storica della città. Anche se questo sarebbe solo uno degli obiettivi che la società Socrem “Luigi Pianciani”, insieme all’architetto Giuliano Macchia, appunto, ma anche alla Coobec di Spoleto, vuole raggiungere. Ma per fare tutto ciò che i soggetti sottoscrittori del “patto” c’è necessità di reperire fondi. E quello di presentare il progetto di recupero del Carro Crematorio, avvenuta a palazzo comunale, vuole essere una sorta di “pungolo” per tutte quelle istituzioni ed enti a cui può interessare finanziare un simile e non irrilevante restauro e tutto ciò che ne consegue. Già, perché la sempre più crescente domanda a livello regionale di coloro che nelle ultime volontà esprimono il desiderio di essere cremati, dal due per cento di richieste di una decina di anni fa si è passati al circa 14 per cento di oggi, in qualche modo impongono a chi di tale “pratica” ne ha fatto prerogativa di lavoro, come la Socrem di Spoleto, appunto, a proporre idee affinchè tale servizio possa tornare nella sua piena funzionalità anche in Umbria. Anche se qualcuno spera nella stessa Spoleto. E ad illustrare tutte quelle che sono le idee messe nero su bianco dai primi attori della convenzione, sono stati la stessa società Socrem presieduta da Lando Loretoni, e chi, insieme a lui, ha firmato il documento di intenti utile a raggiungere tutte gli obiettivi mirati a valorizzare e potenziare ciò che già esiste a Spoleto (forno crematorio escluso), come il carro crematorio appunto, un elemento che potrebbe diventare un fiore all’occhiello di un cimitero monumentale già ricco di elementi strutturali di grande pregio artistico, ma anche ciò che è connesso allo stesso, come la “sala del comiato” e uno spazio dove spargere le ceneri. Ovvero la Cooberc del presidente Rolando Ramaccini e l’architetto Giuliano Macchia (era presente, tra gli altri, pure il tecnico della Socrem, Roberto Testa e l’assessore Angelo Loretoni). “Stimolati da alcuni accadimenti più o meno recenti, ci si è trovati a discutere del Carro Crematorio – è scritto in una relazione stilata da tutti i soggetti che hanno sottoscritto la convenzione – come bene culturale esso va fatto conoscere, restaurato e conservato con tutta la dignità necessaria riconoscendogli almeno il valore di documento”. E l’attuale stato di conservazione del carro non è certo dei migliori, presenta una forte ossidazione e evidenti parti ricostruite non consone al manufatto. Una volta restaurato potrebbe essere “conservato a sinistra della scalinata in prossimità della Basilica di San Salvatore – prosegue la relazione – e lo spazio recuperato per il suo spostamento andrà ristrutturato per destinarlo alla Sala del Comiato, mentre la superficie esterna attrezzata per lo spargimento delle ceneri”. 

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