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Foligno, i dipendenti Fils: “Pronti a scendere in piazza”

Pubblicato il 1 Febbraio 2017 15:35 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:12

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“Non molliamo, non molleremo e siamo pronti a scendere in piazza”. È il grido di alcuni dipendenti della Fils che, a distanza di qualche giorno dalle dichiarazioni rilasciate dal sindaco Mismetti sul futuro della partecipata e dalla lettera aperta inviata all’amministrazione dalla capogruppo di Impegno civile, intervengono per dire la loro sulla mancata sottoscrizione del nuovo contratto di lavoro. “Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ci ha chiesto di fare dei sacrifici per salvare la società – scrivono – con l’aumento delle ore di lavoro settimanali da trentasei a quaranta e riduzione dello stipendio di circa il 30 per cento. Abbiamo risposto che siamo pronti a sacrificarci, ma a condizione che chi fino ad oggi ha gestito la società faccia un passo indietro: non dobbiamo essere solo noi – denunciano – a pagare per tutti”. I lavoratori Fils puntano il dito contro l’azienda: da chi “impartisce gli ordini” che – lamentano – “fino alle 9 non si presenta”, fino ad arrivare al presidente che – dicono – “è completamente assente”. “Tutto quello che è stato fatto – aggiungono – è stato deciso dalla politica: dalle nomine dei vertici dell’azienda, alle assunzioni e persino i fornitori o i soggetti a cui andavano subappaltati i lavori”. Ma i dubbi sono tutti per il futuro. I dipendenti Fils si chiedono infatti se i sacrifici chiesti dall’amministrazione “serviranno a salvare la società dal fallimento”. Dubbi che giustificano sostenendo come il nuovo contratto comporterà sì un risparmio di 120mila euro, che finiranno però con l’essere meno della metà se, come emerso, l’idea sarebbe poi quella di assumere un direttore tecnico da 80mila euro all’anno. Perplessità, dunque, ma anche paure. “Molti di noi – concludono – hanno un’età troppo avanzata per tornare a cercare lavoro e abbiamo tutti una famiglia da mantenere”. Intanto alcuni di loro si sono rivolti ad un avvocato per capire come muoversi, mentre il prossimo lunedì ad andare in scena sarà un nuovo incontro con il sindaco Mismetti.  

ECCO LA LETTERA DI ALCUNI DIPENDENTI FILS AI FOLIGNATI:

“Siamo alcuni dipendenti della Fils srl, società in house del Comune di Foligno, che dal mese di giugno è stata messa in liquidazione a causa delle notevoli perdite registrate e dei debiti che ha. La stragrande maggioranza di noi lavorava in Fils da quando questa è stata costituita e a breve, quasi sicuramente, ci ritroveremo senza lavoro. Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ci ha chiesto di fare dei sacrifici per salvare la società: aumento delle ore di lavoro settimanali da trentasei a quaranta e riduzione dello stipendio di circa il 30%. Abbiamo risposto che siamo pronti a sacrificarci, ma a condizione che chi fino ad oggi ha gestito la società (capetti, capi, amministratori e politici) facciano un passo indietro: non dobbiamo essere solo noi a pagare per tutti. Con il nuovo contratto, c’è ovviamente chi ci guadagna ma non noi e neppure i cittadini che continueranno ad avere gli stessi servizi e l’andazzo continuerà come ora. E’ opinione della maggior parte dei folignati che siamo fannulloni e buoni a nulla eppure anche il più lavativo di noi la sua parte l’ha sempre fatta; tante, troppe volte, ci siamo trovati la mattina al lavoro senza sapere cosa fare, ci siamo arrangiati, organizzandoci da soli perché chi impartisce gli ordini fino alle 9 non si presenta. Nessuno di noi è stato licenziato per scarso rendimento, nessuno di noi ha mai ricevuto richiami, censure, addebiti: evidentemente va bene come lavoriamo. La verità è che i soggetti dell’azienda che dovrebbero controllare, non sanno neppure quello che facciamo. Il presidente è completamente assente. E chi si è auto nominato capo, non è in grado di coordinarci. Siamo una società che si occupa di manutenzioni, eppure ci sono molti impiegati: dipendenti che adesso vengono definiti improduttivi. Se il personale costa troppo non è certo colpa nostra, ma di chi ha fatto le assunzioni. Tutto quello che è stato fatto, è stato deciso dalla politica. Ma poi, questi sacrifici che ci chiedono, serviranno a salvare la società dal fallimento? Con il contratto che ci vogliono far firmare, si verrà a risparmiare 120mila euro l’anno e solo il “nuovo” direttore tecnico che si intende assumere, costa 80mila euro annui. Eppure lo abbiamo detto più volte, alcuni di noi, alcuni tecnici, sarebbero in grado di organizzare i servizi senza spendere soldi. Ma i posti, in caso di ricapitalizzazione, sono già stati assegnati. Sia quelli del Cda (intoccabile), quelli dei revisori dei conti oltreché il direttore tecnico. Con uno scatto di orgoglio, per la nostra dignità, abbiamo detto no. Tutti dobbiamo assumerci le responsabilità, anche e soprattutto chi fino ad oggi ha fatto il bello e cattivo tempo e ci ha ridotto a questo livello. Perché i politici sono intoccabili? Perché gli amministratori non devono pagare per i loro errori? Noi siamo pronti, ma l’assessore, il sindaco, il presidente, i capetti, non rispondono di niente? Non hanno responsabilità? Molti di noi hanno un’età troppo avanzata per tornare a cercare lavoro e abbiamo tutti una famiglia da mantenere, ma per la nostra dignità non molliamo, non molleremo, e siamo pronti a scendere in piazza”

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