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Spoleto, un altro giovanissimo si butta dal Ponte delle Torri. La politica si interroga sul da farsi

Pubblicato il 5 Marzo 2017 11:24 - Modificato il 5 Settembre 2023 17:57

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A distanza di pochi giorni, una decina circa, un altro giovanissimo spoletino se ne va nella maniera più tragica e incomprensibile. La notizia è cominciata a circolare la notte appena trascorsa, quando alcuni automobilisti, percorrendo la Flamina verso la mezzanotte, hanno visto in prossimità del Ponte delle Torri, un folto schieramento di pompieri e forze dell’ordine. E la mente è subito andata lì: un’altra persona ha deciso di mettere fine alla sua vita. Ma non si sapeva ancora che a voler fare quel gesto estremo era stato un altro ragazzo di 17 anni. Nel giro di pochi giorni, un altro giovanissimo ha quindi scelto di farla finita. Lasciando ancora una volta tra la gente un senso di sgomento e impotenza per il ripetersi di eventi tanto tragici tra i ragazzi della città di Spoleto, afflitti molto probabilmente da qualche “invisibile” male interiore, magari non espresso abbastanza da essere percepito dalla società, che lo ha portato a mettere fine alla sua esistenza. E risuonano dunque le parole pronunciate da monsignor Luigi Piccioli in occasione del funerale di qualche giorno fa al Duomo. Che dal pulpito ha detto, tra le altre cose: “Dobbiamo fare qualcosa in più, anche se alle volte non siamo in condizioni di farlo. La vita è una opportunità che ci viene data. Dobbiamo interpellarci tutti se siamo veramente quello che dovremmo essere”. E chissà che quel qualcosa in più, al di là delle solite e sterili polemiche che si innescano in queste circostanze su chiusure improbabili della struttura (già chiusa tra l’altro adesso per inagibilità) o apposizioni di reti, non si possa davvero fare per prevenire che i giovani, ma più in generale tutti coloro a cui venga la volontà di volare giù da quegli ottanta metri. Nulla di definitivo, sicuramente. Ma magari utile a dissuadere qualcuno a porre fine alla propria vita in quel modo. E in tal senso qualcosa era stato proposto nel 2012 dall’allora consigliere comunale del Movimento 5 Stelle di Spoleto, Davide Placidi. Attraverso una mozione che proponeva un progetto ben preciso, ovvero dei cartelli con su scritto dei numeri di telefono a cui rivolgersi e che avrebbero avuto la funzione di dissuadere chi in quel momento si trovava lì per suicidarsi. Un progetto che qualche giorno fa ha voluto riportare all’attenzione della massima assemblea cittadina colei che oggi siede nello scranno riservato al M5s di Spoleto, Elisa Bassetti. “Vorrei che tutto il consiglio si senta in dovere di fare qualcosa per quella che sta diventando una piaga tra i giovani – ha detto – sarebbe quindi il caso di riprendere in mano la proposta lanciata nel 2012 dal consigliere Placidi, e votata anche da molti consiglieri presenti anche oggi in questo consesso”. Una proposta che è stata comunque accolta con favore dal sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, anche lui tra i consiglieri, di minoranza in quel caso, che votarono favorevolmente la mozione di Placidi. “ Non possiamo tenere uno psicoterapeuta sul finestrone 24 ore su 24 – cita testualmente uno stralcio della mozione presentata 4 anni fa da Placidi – ma sicuramente possiamo garantire lo stesso servizio telefonicamente, un servizio di ascolto ed aiuto con dei cartelli posizionati in due o tre punti del Ponte e messi in maniera armonica con la struttura. A volte si tratta di un attimo di disperazione, che passa, magari con l’aiuto di una persona competente che anche al telefono riesce a farti tornare sui tuoi passi. Forse non risolverà la questione, forse di cento persone che proveranno a suicidarsi, solo una chiamerà quel numero. Ma servisse anche solo a salvare una persona, già sarebbe tanto”. 

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