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Trevi, Montefalco e Spoleto riportano in Umbria 60 opere per una straordinaria mostra sul Trecento

Pubblicato il 7 Aprile 2018 13:35

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“La grande mostra sui capolavori del 300 che presentiamo oggi a Spoleto, è frutto di un’operazione di ricerca scientifica, culturale e storica che l’Umbria ha fatto con la Regione, con le amministrazioni comunali, con le Fondazioni bancarie e la Soprintendenza, per contribuire, da una parte al recupero della memoria storica attraverso le opere di grandi maestri che hanno segnato l’identità artistica e spirituale di questa area della nostra Regione, della Valnerina e dello Spoletino e dei territori di connessione con le Marche e con l’Abruzzo, dall’altra a promuovere il territorio dal punto di vista turistico”: lo ha detto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della mostra “Capolavori del 300-Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino”, che si è tenuta venerdì pomeriggio nella città Ducale. La grande mostra, ideata e curata da Vittoria Garibaldi e Alessandro Delpriori, in programma dal 24 giugno al 4 novembre 2018, prevede l’esposizione di oltre 60 opere, tra straordinari fondi oro e sculture di primo Trecento, provenienti da prestigiose raccolte nazionali e internazionali in quattro sedi espositive: a Trevi la Raccolta d’Arte di San Francesco, a Spoleto il Museo Diocesano – Basilica di Sant’Eufemia e il Museo Nazionale del Ducato, a Montefalco il Complesso Museale di San Francesco. “La mostra – ha affermato la presidente Marini – sarà l’occasione per rivedere opere d’arte realizzate in questi territori da maestri che spesso portano il nome dei luoghi in cui le hanno create. C’è il meglio dell’arte italiana – ha aggiunto – ma con questa mostra la Regione, che la sostiene convintamente anche dal punto di vista finanziario (sono stati stanziati 90 mila euro), vuole fare un’operazione di valorizzazione dei capolavori artistici, ma anche degli itinerari scoprendo, a partire da Scheggino punto di accesso dei percorsi, anche i luoghi – molti dei quali sono della Valnerina – in cui gli artisti hanno lasciato i segni della loro creatività. Si andranno quindi a riscoprire anche le chiese, alcune delle quali sono state ferite dal sisma del 2016”. “Anche gli umbri potranno cogliere attraverso la mostra i segni sui quali si è costruita la propria identità. L’auspicio è che, in un periodo ricco di grandi eventi culturali, si possa rafforzare l’attrazione verso la nostra regione richiamando molti visitatori”.

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