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Differenziata, l’Umbria si ferma al 61,8%. Male Spoleto e Valnerina

Pubblicato il 20 Giugno 2018 16:20

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Bene ma non benissimo. E’ quanto viene da dire a guardare i dati della raccolta differenziata registrati in Umbria nel 2017. Rispetto a quel famoso 65 per cento fissato dalla legge per il 2017, infatti, il Cuore verde d’Italia si ferma complessivamente al 61,8 per cento. In netto miglioramento rispetto al passato, visto che l’aumento tra il 2015 e il 2017 è stato di 11 punti percentuali, ma non ancora abbastanza da rispondere a pieno alle disposizioni della normativa. Ad illustrare i dati è stata, mercoledì mattina in Regione, l’assessore Fernanda Cecchini. Affiancata dai tecnici, la titolare alle politiche ambientali ha tracciato il bilancio del 2017, dicendosi ottimista per l’imminente futuro. Il riferimento è, in particolare, al 2018 quando la soglia da raggiungere sarà quella del 70 per cento. Un ottimismo che viene dal fatto che, nonostante l’obiettivo non sia stato centrato, il risultato umbro sarebbe comunque superiore alla media nazionale. “Avremmo potuto raggiungere una quota pari prossima al 64 per cento – ha dichiarato al riguardo – se non avessimo compiuto la scelta, giusta, nel 2016 di scorporare dalla raccolta differenziata i prodotti sanitari assorbenti, che in Umbria incidono per un valore tra le 10mila e le 16mila tonnellate annue. A guadagnarci – ha quindi sottolineato – è però il miglioramento della qualità della raccolta differenziata”. I DATI DEI QUATTRO SUB-AMBITI – Andando a guardare nel dettaglio la situazione nei quattro ambiti in cui è suddiviso il Cuore verde d’Italia, dati eccellenti arrivano dal sub-ambito 4, in cui ricadono Terni e Orvieto. Lì, con la domiciliarizzazione della raccolta si è infatti registrato, in breve tempo, un aumento del 17 per cento di raccolta differenziata. Trenta dei 32 Comuni interessati hanno centrato l’obiettivo del 65 per cento, e di questi ben 13 hanno addirittura superato la soglia del 72,3 per cento richiesto per il 2018. Non è da applausi, invece, il sub-ambito 3, quello cioè in cui insistono i territori di Foligno, Spoleto e la Valnerina, dove permane – dicono da Palazzo Donini – una situazione di “storico ritardo” su cui pesa, nei piccoli comuni della Valnerina, la problematica connessa alla gestione post-sisma. Nessuna variazione significativa rispetto al 2016 per il sub-ambito 2 all’interno del quale rientrano 24 Comuni, tra cui Perugia, Assici, Corciano, Todi e Marsciano. Bene, invece, il sub-ambito 1 con i 14 Comuni dell’area dell’Altotevere e dell’Eugubino-Gualdese. Lì, l’incremento è stato del 3,4 per cento, ma il valore raggiunto (57,5%) resta ben al di sotto dell’obiettivo del 60 per cento fissato per il secondo semestre 2016. LE SANZIONI – Il mancato raggiungimento del 65 per cento comporterà, dunque, l’applicazione della sanzione prevista, ma anche l’applicazione, relativamente alla cosiddetta Ecotassa, di un’addizionale in misura fissa del 20 per cento al tributo a carico dei Comuni inadempienti. IL FUTURO – Guardando al futuro, però, la Regione punta alla riduzione al 10 per cento della quantità massima dei rifiuti conferiti nelle discariche, obbligo europeo da conseguire entro il 2030. Mentre la presidente Marini ha firmato l’accordo interregionale con le Marche per la proroga a dicembre 2018 del trattamento di rifiuti provenienti dall’Umbria che permetterà a Gesenu di continuare ad usufruire dell’impianto di trattamento meccanico biologico in località Relluce ad Ascoli Piceno. 

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