Due sforamenti dei livelli di Pm10 in appena undici giorni dall’entrata in vigore dell’ordinanza antismog. È la situazione fotografata a Foligno dalla centralina dell’Arpa installata a Porta Romana, che ha il compito di monitorare la qualità dell’aria. Che, soprattutto nel periodo invernale, tende a peggiorare anche in virtù delle condizioni orografiche di Foligno. L’essere una città pianeggiante, infatti, determina una minore dispersione delle polveri sottili.
La stessa evidentemente registrata negli scorsi giorni. Ed in particolare lunedì e martedì, quando il livello di Pm10 si è attestato rispettivamente sui valori di 52 e 65 microgrammi per metro cubo, per poi ridiscendere a quota 50 mercoledì. Al limite, insomma, rispetto a quanto previsto dalla legge. E seppur i valori non siano eccessivamente alti, soprattutto se paragonati a quelli del passato, che in più occasioni sono valsi a Foligno la maglia nera dell’Umbria, è bene non sottovalutare la questione. Che, come ogni anno, torna a far discutere, spaccando la città a metà sulle cause scatenanti il fenomeno delle polveri sottili.
E così, a fare chiarezza ci pensa l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, che spiega come l’aumento dei valori del Pm10 sia determinato da più fattori. Ad incidere negativamente i fumi delle fabbriche e il traffico, ma anche i riscaldamenti e, in maniera importante, i caminetti. Senza dimenticare che l’inversione termica, che porta anche a creare spesso una fitta nebbia, favorisce la permanenza di smog nell’aria. “A differenza di quanto avviene nelle industrie – spiegano dall’Arpa – le canne fumarie non hanno alcun filtro impedisca il passaggio delle particelle, che si liberano così nell’aria”. In città come Foligno, poi, la situazione tende a peggiorare – come detto – proprio in virtù delle condizioni orografiche, a cui si aggiunge il fatto di esser “costeggiata” dalla superstrada, che implica un risollevamento delle polveri.
La soluzione, dunque, è agire sul traffico? Di certo il blocco delle auto un po’ mitiga, ma si tratta di un mero palliativo. Per gli esperti dell’Arpa servono piuttosto soluzioni strutturali, che spingano ad esempio verso una mobilità alternativa attraverso l’utilizzo di biciclette e incrementando il trasporto pubblico con il passaggio di autobus elettrici. Anche se, è chiaro, perché il sistema funzioni occorre la collaborazione dei cittadini.
“Tutti noi – dicono dall’Arpa – contribuiamo al fenomeno. Ecco perché – proseguono – una maggiore coscienza di quello che si fa ed un pizzico di volontà in più, laddove possibile, permetterebbero di incidere in maniera determinante sul problema”. E questo vale non solo negli spostamenti, ma anche quando si sta a casa. Tenere il riscaldamento ad una temperatura non eccessivamente alta e preferire i termosifoni al camino – se le condizioni lo permettono -, infatti, rappresentano delle buone pratiche per migliorare la qualità dell’aria.