La verità più forte del male. Lei è Federica Angeli, giornalista di Repubblica da anni costretta a vivere sotto scorta per le inchieste contro la criminalità organizzata di Ostia, che nel gennaio 2018 hanno portato all’arresto di oltre trenta persone. Una giornalista con la “g” maiuscola, costretta a dover cambiare le abitudini della propria vita e quelle della famiglia pur di inseguire sempre a tutti i costi la verità. La penna di Repubblica ha parlato di tutto questo e tanto altro insieme ai ragazzi delle scuole superiori di Foligno. Venerdì mattina a palazzo Trinci, nell’incontro realizzato da FulgineaMente e coordinato dall’avvocato Francesco Moroni, i ragazzi hanno potuto toccare con mano cosa significa combattere la mafia e capire in maniera concreta cosa vuol dire coraggio. Tutto è partito da “Il gioco di Lollo”, l’ultimo libro di Federica Angeli in cui la giornalista cede la voce al figlio, per raccontare la mafia vista con gli occhi di un bambino. La pubblicazione fa seguito al libro “A mano disarmata”, dove la cronista aveva descritto i suoi giorni sotto scorta, raccontando il tessuto mafioso di Ostia. Nemmeno le minacce di morte l’hanno mai fermata, così come non si ferma il suo impegno in tutta Italia per portare la sua testimonianza nelle scuole. Per l’occasione, la giornalista è intervenuta ai microfoni di Radio Gente Umbra.
Come è la mafia vista con gli occhi di un bambino?
“Nel libro la mafia viene vista come un gioco, l’ho voluta raccontare così. E’ però un gioco tremendo, terribile, come ‘La vita è bella’ di Benigni. Tutto ciò insegna che con il sorriso, che è una cosa che infastidisce molto le mafie che invece si nutrono di rabbia e cattivi sentimenti, in qualche maniera le organizzazioni criminali si possono sconfiggere. Può sembrare una banalità, ma in realtà pagina dopo pagina nel libro emerge questo”
Ed invece le organizzazioni criminali viste dagli occhi di un reporter come sono?
“Le mafie sono spietate, ci sono persone senz’anima e senza scrupoli. Persone che non dimenticano, vendicative: il male assoluto. Purtroppo la mafia non viene percepita come un problema reale, a causa anche della politica che magari getta fumo negli occhi delle persone, indicando un nemico che è di una debolezza unica come un immigrato, rispetto ad un mafioso. Non si capisce invece quanto le mafie, inserite nel tessuto economico e sociale, stravolgano le regole della democrazia. Devo dire che fanno molta paura”
Qual è la risposta che ricevi dagli studenti negli incontri che fai in tutta Italia?
“I ragazzi si appassionano molto: secondo me hanno bisogno di esempi. Non che io lo sia, ma vedo che i giovani sono alla ricerca di un modello a cui ispirarsi. Probabilmente intorno a loro c’è un vuoto di valori e modelli a cui ispirarsi. Dopo gli incontri, con gli studenti diventiamo amici sui social e mi scrivono dei loro compiti in classe e dei loro amori. Quindi il nostro rapporto non si esaurisce in un’ora e mezzo, ma continua nel tempo: questa è una cosa importante perché si fa squadra, si crea un ‘noi’”
Cosa è per Federica Angeli la parola libertà?
“Alla luce di una vita sotto scorta da sette anni, libertà per me è poter continuare a pensare e stare a schiena dritta, non avere la certezza di poter cambiare le mafie ed il male. Ma sicuramente la libertà coincide con il fatto che non hanno cambiato me. No, non sono riusciti a cambiarmi”.