Misure straordinarie a supporto dell’economia contro l’emergenza coronavirus. Le chiede il presidente della Cna Umbria, Renato Cesca che parla di colpo mortale sferrato dal Covid-19 al tessuto economico del Cuore verde d’Italia. Una situazione che preoccupa e non poco il numero uno della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, per il quale gli effetti di questa emergenza si stanno rivelando devastanti. “Basti pensare – spiega – alle conseguenze per le imprese artigiane del trasporto persone, che in un solo giorno, con la cancellazione delle gite scolastiche, hanno visto sfumare milioni di euro di introiti”.
Per Cesca, però, le conseguenze andranno ben oltre il breve termine, con pesanti ricadute che dal turismo e dalle esportazioni si riverseranno a cascata anche su altri settori produttivi. “Per questo – commenta Renato Cesca – servono misure straordinarie, sia a livello nazionale che regionale”. Tra quelle suggerite dal numero uno umbro di Cna: una moratoria di almeno 12 mesi sui finanziamenti attivati dalle imprese per la realizzazione di investimenti, una misura speciale di cassa integrazione in deroga che abbia validità universale per poter mantenere i livelli occupazionali ed un grande piano di rilancio degli investimenti pubblici a partire dalle infrastrutture, “magari – sottolinea – anche attraverso la sospensione del codice degli appalti per evitare l’eccessiva burocrazia prevista da questo regolamento. Infine, un’indennità a favore dei lavoratori autonomi di durata non inferiore ai sei mesi”.
A livello regionale, l’appello è invece, in primis, ad interventi straordinari per il settore delle costruzioni da affiancare alla già annunciata riprogrammazione dell’ultima tranche di fondi strutturali 2017/2021 da parte della Regione. Il riferimento è, in particolare, ai 500milioni di euro “che l’assessore Melasecche – ha dichiarato Cesca – ha più volte annunciato e che speriamo diventino cantierabili in pochi mesi. La situazione economica – ha quindi aggiunto – è seria, molto più seria di quanto appaia, perché se si bloccheranno le esportazioni in un Paese in cui le vendite all’estero sommano circa 500miliardi di euro, corrispondenti a un terzo del Pil, il debito pubblico già pesantissimo non sarà più sopportabile. Perciò – ha concluso Cesca – ci diciamo favorevoli al disavanzo, purché serva per adottare misure straordinarie”.