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Foligno, l’ospedale verso il ritorno ad un assetto non Covid

Pubblicato il 21 Aprile 2020 14:47 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:51

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Il San Giovanni Battista di Foligno potrebbe essere il primo ospedale umbro a tornare all’assetto non Covid. Lo ha dichiarato il direttore regionale alla salute, Claudio Dario, intervenendo in audizione nella seduta della terza commissione consiliare di palazzo Cesaroni. Se in Umbria, infatti, la situazione Coronavirus dovesse seguire l’andamento imboccato dopo il picco raggiunto lo scorso mese, tra le giornate del 25 e 26 marzo, “il carico – secondo quanto spiegato da Dario – sarà ulteriormente ridotto e si potrà pensare alla restituzione di alcune strutture”. Il riferimento – come detto – è, in primis, all’ospedale di Foligno “ma – ha sottolineato il direttore regionale alla salute – dipenderà dell’evoluzione di questi giorni”.

Dati alla mano, la fotografia scattata alle 8 di martedì 21 aprile dalla stessa Regione Umbria parla di soli quattro contagi in più, con gli attualmente positivi sotto la soglia dei 600. Ed ancora un calo dei ricoveri di 13 unità e sette pazienti in meno in terapia intensiva, anche se nelle ultime 24 ore si sono registrati due decessi. Dati che confermano quanto detto da Claudio Dario nell’audizione in terza commissione. “Nel complesso – ha dichiarato – l’Umbria ha avuto un andamento costantemente migliore, con un picco meno violento che altrove. Dalla dichiarazione dello stato di emergenza sono stati predisposti ‘tempestivi’ interventi di contrasto all’infezione, fornite ‘precise indicazioni’ alla popolazione e l’approccio adottato è stato prudenziale, considerando il paziente non chiaramente individuato positivo fino a prova contraria”.

Tornando alla questione sanità, “per quanto riguarda la chirurgia – ha spiegato Dario – fermo restando che le disposizioni nazionali prevedono un mantenimento della priorità A, nella scorsa settimana sono state verificate le liste di priorità B, quelle i cui pazienti possono attendere sino a 60 giorni, ma che sono in pratica chiuse da 40 giorni. Complessivamente la chirurgia oncologica di Perugia ha trovato uno sbocco su Branca e si pone il problema di come riprendere l’attività chirurgica”.

Tra i temi toccati, quello dei dispositivi di protezione previsti per la “Fase 2”. “I presidi di protezione – ha concluso – devono passare alla popolazione tutta. Ci stiamo confrontando anche con il livello nazionale e stiamo valutando il mercato. Su questo fronte abbiamo un’azienda che li produce, ma vedremo”.

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