E’ proprio mentre i baristi di piazza della Repubblica servono gli ultimi caffè e gli ultimi aperitivi della giornata che i manifestanti si ritrovano per protestare. Sono le 18 e nel cuore di Foligno prende piede l’annunciata iniziativa contro l’ultimo Dpcm, che prevede la chiusura anticipata di bar e ristoranti, “punta dell’iceberg – dicono gli organizzatori – di una filiera ben più ampia”. Come, ad esempio, quella dei produttori e fornitori dell’agroalimentare. A guidare la protesta, megafono in mano, c’è proprio un rappresentante di quest’ultima categoria, il vitcoltore Francesco Mariani. “Siamo in piazza per tante ragioni, in primis per l’ultimo Dpcm che ha condannato alcune categorie di lavoratori. Sono state adottate delle restrizioni e delle chiusure per noi incomprensibili – spiega Mariani ai microfondi di Rgunotizie -. Dopo mesi e mesi senza una gestione del problema in maniera seria, si è deciso di chiudere in maniera mirata alcune realtà, come se queste fossero le portatrici del contagio. Stiamo parlando – prosegue Mariani – di professionisti che dopo il lockdown si sono adoperati per rispettare le regole. Ma le ragioni della protesta sono molteplici. La chiusura di un certo tipo di attività determina anche la crisi di tutta una filiera che c’è alle spalle, come quella delle piccole e medie imprese. Si crea una spaccatura insanabile della società”. Tra i manifestanti – un centinaio, dei quali in pochi sono baristi e ristoratori – c’è chi espone striscioni contro la decisione del Governo. A seguire la protesta anche il sindaco di Foligno Stefano Zuccarini ed altri esponenti della giunta e di maggioranza del consiglio comunale. “Ci è stata tolta la dignità del lavoro – dice Francesco Mariani parlando al megafono -, non vogliamo sussidi ma solamente lavorare”. A parlare è anche Daniela, partita Iva di Trevi: “Non sono una ristoratrice, ma oggi ho chiuso alle 18 in solidarietà con chi è stato costretto ad abbassare la saracinesca a quest’ora: non vogliamo le elemosine di Stato”. A portare la sua testimonianza anche Claudio, cuoco folignate che lavora a Milano: “Dal 9 marzo sono in cassa integrazione, ma dopo la mensilità di maggio non ho ricevuto più nulla. Nelle mie condizioni ci sono tantissime persone che non riescono ad andare avanti senza poter lavorare”.