L’Arpa boccia la Valle Umbra sul fronte rifiuti. A dirlo é Legambiente che spiega come, se a livello regionale la fotografia scattata nel 2020 non si discosti molto da quella del 2019 con un 66,2% di raccolta differenziata, in crescita solo dello 0,1% rispetto all’anno precedente, nel territorio folignate-spoletino la situazione appare in netto peggioramento. Peggioramento che riguarda complessivamente più parametri: percentuali di raccolta differenziata, produzione e quantità del rifiuto urbano residuo (Rur) e qualità della frazione organica.
“La maglia nera della regione – dicono dall’associazione ambientalista – sono sempre i comuni della Valle Umbra che – proseguono -, oltre ad avere ancora tutta la Valnerina senza differenziata, hanno un raccolta media del 55,6%, una produzione annua totale di rifiuti di 567 kg/abitante, la più alta della regione, e infine una qualità della frazione organica decisamente peggiorata nel 2020”. Male Foligno che, dati dell’Arpa alla mano, si ferma al 60,8%, “regredendo – dicono da Legambiente, commentando il report dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale – di qualche punto rispetto all’anno precedente e continuando a mancare gli obbiettivi minimi posti dalla regione”.
Bocciata, dunque, la città della Quintana, ma non solo. Non fanno meglio, infatti, i comuni di Nocera Umbra e Montefalco che “mostrano per l’ennesimo anno le solite scarsissime performance di differenziata, del 27,7% e 35,1% rispettivamente, con qualità delle raccolte dell’organico veramente infime. A Nocera, addirittura – sottolineano dall’associazione del presidente Maurizio Zara – è stato registrato un 21% di materiale non compostabile nella frazione organica, che di fatto lo renderebbe praticamente non trattabile i tutti gli impianti di biodigestione e compostaggio della regione”.
E proprio a proposito di qualità della frazione organica (che rappresenta uno dei parametri fondamentali per fregiarsi del titolo di Comune Riciclone Umbro), viene evidenziato uno stop del del progressivo miglioramento che si era avuto a partire dal 2015. Anche se, su questo fronte, viene sottolineato come nei comuni passati recentemente alla domiciliazione dell’organico come, ad esempio, Todi, Torgiano e Bettona si registri un incremento della qualità della frazione organica, “che da scarsa che era (nel 2017 il materiale non compostabile era maggiore del 10%), è divenuta eccellente (materiale non compostabile minore del 2,5%)”. Diverso il caso del Ternano, dei comuni del Trasimeno e di quelli dove c’è ancora il cassonetto stradale, nei quali “si nota un progressivo leggero peggioramento della qualità”. E di fatto, di comuni cosiddetti “ricicloni” l’Umbria ne ha solo 2 su 92, ossia Calvi e Otricoli, classificandosi così tra le ultime regioni.
“Come Legambiente Umbria – ha quindi dichiarato il presidente Zara – abbiamo chiesto alla Regione, di inserire la produzione pro capite di rifiuti indifferenziati come parametro per valutare la qualità del percorso avviato dai comuni umbri nel nuovo piano regionale dei rifiuti. Occorre riprendere in fretta i lavori per la predisposizione del Piano regionale gestione rifiuti – ha quindi concluso – indicando con chiarezza gli obiettivi da raggiungere in conformità con la gerarchia dei rifiuti”.