Sindaci e sindacati condividono le stesse preoccupazioni sul futuro degli uffici postali nei piccoli comuni umbri. Lo hanno ribadito i segretari regionali di categoria Marco Carlini (Spl Cisl), Valentina Ciliberto (Slc Cgil), Stefania Panerai (UilPoste), Maurizio Biagetti (Confsal Comunicazioni) e Giuliano Tognellini (Failp Cisal) a seguito dell’incontro che si è tenuto lo scorso primo settembre con l’ufficio di Presidenza di Anci Umbria.
Le sigle sindacali parlano di “rarefazione” del presidio degli uffici postali nei piccoli comuni, “ancor più evidente – sottolineano – nel periodo estivo a causa delle assenze per ferie e al disagio patito dai cittadini per le lunghe code fuori dagli uffici rimasti aperti”. Condivisa, inoltre, la riapertura di tutti le filiali razionalizzate o inspiegabilmente ancora chiuse per Covid per garantire un’offerta adeguata dei servizi ai cittadini.
Per i sindacati, però, la pandemia c’entra poco con la riapertura delle sedi. “In realtà – è la denuncia – si tenta di nascondere la notevole carenza di personale che affligge da troppo tempo la rete degli uffici postali umbri”. Carenza che, spiegano i segretari regionali di categoria, “non può essere compensata con appena 17 nuove risorse di sportello previste dall’accordo nazionale sulle politiche attive per la nostra Regione”. Numeri che non sarebbero in grado di garantire “né una adeguata copertura dei fabbisogni (decimati negli anni dai pensionamenti), né una risposta alle esigenze della clientela”.
Ma le organizzazioni sindacali vanno anche oltre. “In entrambe le province per garantire l’apertura degli uffici si costringe il personale a continue trasferte e, negli uffici più grandi, spesso si garantisce l’apertura del doppio turno con lavoro straordinario o con personale ridotto, a scapito della clientela costretta a lunghe attese”. Disservizi e malcontento che per i sindacati sono sotto gli occhi di tutti e che persistono nonostante le rassicurazioni arrivate da Poste Italiane attraverso l’ad Matteo Del Pante. “Poste Italiane – concludono i sindacati di categoria – sembra aver dimenticato, in ragione del profitto, l’importante ruolo di coesione sociale che da sempre svolge sul territorio”. Una situazione che per Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Cisal “non può essere ulteriormente tollerata”.