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In Umbria i giovani guadagnano un terzo in meno degli altri lavoratori

Pubblicato il 15 Febbraio 2022 11:53 - Modificato il 5 Settembre 2023 11:17

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I giovani umbri guadagnano complessivamente circa un terzo in meno della media degli altri lavoratori impiegati nel Cuore verde d’Italia. A dirlo è l’indagine “Poveri giovani” condotta da Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia per l’Agenzia Umbria Ricerche. 

E se, da un lato, questo fenomeno è definito “fisiologico”, dal momento che i livelli retributivi crescono man mano che la carriera lavorativa procede, dall’altro, ad incidere su questo divario, sono anche le diverse condizioni contrattuali che determinano una presenza sul mercato del lavoro da parte dei giovani più frammentata e discontinua. Basti pensare che nel 2020 i giovani sono stati occupati in media per 34 settimane contro le 41 del totale dei lavoratori. Per quanto riguarda, invece, la situazione retributiva, sempre nel 2020, il reddito da lavoro medio degli under 35 è calato del 7,3% a fronte del 6,9% relativo al complesso dei lavoratori. Nel resto d’Italia la contrazione che ha interessato i giovani risulta allineata a quella totale, con delle percentuali rispettivamente del -6,1% e del -6%. 

Parlando di redditi, un under 35 in Umbria percepisce mediamente un reddito lordo di 13.341 euro, importo molto simile a quello dei lavoratori privati che costituiscono la fetta prevalente. Il 71% di chi non ha ancora compiuto i 35 anni, infatti, lavora nel settore privato (dati 2020). Solo il 6%, invece, in quello pubblico. C’è poi un 5% di commercianti ed un altro 5% di operai agricoli. Rispetto al 2019, comunque, nel 2020 si è registrato un incremento dei giovani tra i dipendenti pubblici, legato in particolare modo alle assunzioni nelle scuole e come conseguenza dell’emergenza sanitaria, così come si è assistito ad un aumento di occasionali e lavoratori domestici. Nonostante questo incremento, però, complessivamente nel 2020 i lavoratori under 35 in Umbria sono calati del 3,6% rispetto al 2019. 

Secondo i dati dell’Osservatorio Inps sui lavoratori dipendenti e indipendenti, inoltre, nel 2020 la quota dei lavoratori al di sotto dei 35 anni è scesa al 21,5% contro il 24,2% dell’Italia e ad essa corrisponde appena il 14,5% dei redditi da lavoro totali (15,8% a livello nazionale).

Tornando ai redditi, il confronto tra il Cuore verde d’Italia e il resto del bel Paese evidenza differenziali negativi a svantaggio dell’Umbria, che fa registrare un -5,8% che diventa -13,9% se il paragone viene fatto con le regioni del Centro-Nord. Fenomeno che è maggiormente visibile nel comparti privato, dove le percentuali sono rispettivamente del -5,8% e del -14,4%. 

Per Tondini e Casavecchia si tratta di dati su cui riflettere, perché – spiegano – “la ricerca di un lavoro meglio retribuito è una delle molle fondamentali che spingono le giovani generazioni a uscire dai confini regionali, sia per andare all’estero – nell’ultimo decennio oltre 5mila 18-39 enni umbri hanno trasferito la propria residenza in altri Paesi – sia per spostarsi nelle regioni italiane che offrono prospettive migliori”.

Lo svantaggio retributivo, inoltre, ha con conseguenze negative per l’intera società. “Redditi bassi – dichiarano infatti dall’Aur – significano anche minore inclinazione alla genitorialità, scarsa attrattività delle posizioni lavorative. Cosi la popolazione invecchia, si impoverisce demograficamente e culturalmente e rende il sistema sempre meno capace di migliorare la produttività e generare crescita.

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