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Lavoro, in Umbria nel 2021 occupati in crescita del’1,7%: 6mila le unità in più

Pubblicato il 28 Marzo 2022 11:55 - Modificato il 5 Settembre 2023 11:10

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Per l’Umbria il 2021 ha portato con sé una crescita degli occupati che, a fine anno, hanno raggiunto quota 356.600. In media, si sono contate 6mila unità in più rispetto all’anno precedente, per un tasso di crescita dell’1,7%, superiore a quello italiano dello 0,8%. Lo dice la responsabile di ricerca di Aur, Elisabetta Tondini, con il suo focus “Ripresa del lavoro e disoccupazione latente”. Lo stesso in cui viene sottolineato come, nel contesto di una generale riattivazione del mercato del lavoro a partire dal secondo semestre del 2020, la ripresa nel Cuore verde d’Italia ci sia stata più che altrove. L’Istat parla di un riassorbimento di occupati a livello nazionale soprattutto a tempo determinato e sarà verosimilmente così anche in Umbria, in virtù della cautela degli operatori recentemente rinvigorita dalle preoccupazioni per le conseguenze economiche della guerra. Allo stesso tempo, si legge ancora nel focus in uscita dall’Agenzia Umbria Ricerche, dal quarto trimestre del 2020 sono continuate a calare in regione le persone in cerca di lavoro. A fine anno i disoccupati erano 22 mila, ossia 6.400 in meno rispetto all’anno precedente: una diminuzione in controtendenza se confrontata all’aumento del 2,9% registrato a livello nazionale. Dato che assume ancor più valore se affiancato alla contestuale diminuzione del 7,6% su base annua del numero di forze lavoro potenziali. Quelle definite anche “inattivi disponibili o attivi non disponibili a lavorare”, ossia coloro i quali hanno interrotto la ricerca attiva di un impiego. In questo senso, per Tondini è plausibile immaginare che il mercato, soprattutto sul versante dell’offerta, sia ancora in fase di riassestamento: un fenomeno da non sottovalutare perché capace di nascondere una disoccupazione latente. Non a caso, sul rapporto tra disoccupati e forze di lavoro potenziali, l’Ilo ha individuato un indicatore atto a spiegare quanto gli sforzi compiuti per ricercare un lavoro e la propensione ad accettarlo influenzino il grado di “vicinanza” della domanda al mercato stesso. Dal 2018 al 2021 il peggioramento dell’indicatore è generalizzato ma l’Umbria si mostra meno debole sotto questo profilo.

Inoltre, confrontando la situazione in Umbria nel 2021 con quella pre pandemia del 2019 si osservano 4mila occupati in meno, 8mila disoccupati in meno ed oltre 4mila potenziali forze di lavoro in più, tenendo contestualmente conto della perdita demografica di oltre 7mila persone in età lavorativa. Questo calo da una parte e l’aumento degli occupati dall’altra hanno naturalmente determinato un balzo in avanti del tasso di occupazione: nell’ultimo trimestre del 2021 a quota 65,3%, superiore al 59,5% italiano. E sempre stando ai dati del medesimo periodo il tasso di disoccupazione dei 15-74enni scende in Umbria al 5,8% e quello di inattività al 30,5%.

Guardando poi al lavoro sotto un’ottica di genere, nel 2021 in Umbria la risalita dell’occupazione ha coinvolto più gli uomini che le donne, rispettivamente +2% e +1,3%. C’è da dire, in questo senso, che la crisi occupazionale era stata segnatamente maschile con 6mila unità a fronte di 3.900 occupate in meno. Ad ogni modo, tanto nel 2019 che nel 2021, il lavoro in Umbria continua per il 55,2% ad essere caratterizzato da uomini. Tra questi, sempre nello scorso anno, vi sono circa 2.200 occupati in meno e 3.100 disoccupati in meno rispetto al 2019. Tra le donne, 1.800 occupate e 5mila disoccupate in meno rispetto sempre al 2019.

“Il lavoro è finalmente ripartito – commenta infine Elisabetta Tondini -, ma il riadattamento delle persone, come degli stessi operatori, a una nuova normalità sembra essere un processo più lento e più complicato, oltreché più complesso, e gli sviluppi delle vicende geopolitiche dell’oggi – conclude – non stanno certo agevolando questo cammino”.

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