La Ninfea bianca rischia di scomparire dalla Palude di Colfiorito. Un rischio che, in realtà, sembra più una certezza visto che sarebbe stato interessato dal problema già il 90% degli esemplari. A farsi portavoce di questa criticità è il coordinatore regionale della Lipu, Alfiero Pepponi, profondo conoscitore del territorio e delle sue peculiarità. È stato lui, infatti, a lanciare l’allarme sul rischio di sopravvivenza di quello che apostrofa come “uno dei simboli più belli della biodiversità vegetale” della palude che domina la montagna folignate.
Individuata anche la causa. Si tratta, secondo quanto riferisce lo stesso Pepponi, della presenza nell’area della nutria, che ha “ormai quasi completamente distrutto” la Ninfea bianca, creando anche qualche difficoltà al “complesso delle idrofite natanti che – spiega – formano il cosiddetto lamineto”. “La nutria – dichiara a questo proposito – sta alterando i processi ecologico-funzionali delle comunità legate agli ambienti umidi, influenzando l’efficacia degli interventi di gestione e di ripristino ambientale”. Studi e osservazioni, inoltre, hanno messo in evidenza come la popolazione delle nutrie nell’area protetta di Colfiorito abbia subito “un sensibile incremento soprattutto nel corso del biennio 2020-2021 rispetto agli anni precedenti”.
Alla luce di questi elementi per Alfiero Pepponi si rende necessaria, quindi, “un’attenta valutazione degli impatti di questa specie sulla vegetazione naturale che a loro volta possono riflettersi su molte specie di uccelli nidificanti nei canneti o che utilizzano le aree di pascolo inondato”. Sono, infatti, tre gli ordini di problemi provocati dalla nutria ed individuati da Pepponi. In primis, sulla vegetazione naturale e sulle coltivazioni agrarie delle quali si nutre. A seguire, sulle altre specie animali, a cominciare dagli uccelli, privati degli spazi in cui poter nidificare o nascondersi. Infine, il rischio idraulico determinato dalla realizzazione di articolati sistemi di lunghe e profonde gallerie utilizzate dalla nutria per il riposo e la cura della prole, che può concretizzarsi con l’erosione delle sponde, l’occlusione delle sezioni idrauliche dei corsi d’acqua o il cedimento di strade, in caso di piene.
Quali soluzioni, dunque, è possibile attuare? Per Alfiero Pepponi va attivato un “piano di controllo numerico della popolazione della nutria a scala locale al fine di limitare i danni causati dalla specie che, nel contesto specifico, sono prevalentemente di natura ecologica. Le piccole dimensioni dell’area – sottolinea – consentono di attivare misure combinate di più azioni quali il controllo numerico e sistemi di prevenzione passiva che consentono di ottimizzare gli interventi”.