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Colfiorito, il giorno dopo le fiamme: “Persa significativa porzione dell’area Sic e Zps”

Pubblicato il 25 Aprile 2022 07:57 - Modificato il 5 Settembre 2023 11:05

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Il giorno dopo l’ennesimo incendio, con ogni probabilità di natura dolosa, alla Palude di Colfiorito, è tempo di bilanci rispetto alla porzione di natura andata persa. Le fiamme che si sono propagate nel tardo pomeriggio di sabato hanno preoccupato esperti e naturalisti, che il giorno successivo hanno raggiunto il Parco per vedere da vicino i danni causati dall’incendio. Tra questi anche Alfiero Pepponi, responsabile umbro della Lipu che riporta in maniera dettagliata quanto avvenuto. “Sabato 23 aprile – scrive Pepponi – è stata una giornata triste per il nostro territorio: un incendio si è sviluppato nel canneto della Palude di Colfiorito. Una significativa porzione dell’area Sic e Zps è andata persa. È stato solo grazie alla casuale e provvidenziale presenza di uno dei fotografi naturalisti e attivisti della Lipu che frequentano l’area, Ruggero Mammoli, che ha visto e prontamente segnalato le fiamme che, grazie all’immediato intervento dei vigili del fuoco, sono state domate in meno di un’ora salvando così l’area protetta dalla possibilità di un danno di vaste proporzioni ma, purtroppo, la stessa si è gravemente impoverita ed ha perduto un angolo fondamentale per il mantenimento di un equilibrio sottile”. Secondo Alfiero Pepponi, “la porzione interessate, circa 1,5 ettari tra canneto e prati umidi persi, è particolarmente ricca di biodiversità ed i danni per l’ecosistema sono incalcolabili. Duramente colpita l’avifauna in questo delicatissimo periodo delle nidificazioni in un’area particolarmente utilizzata dagli ardeidi e dai passeriformi, oltre che da rettili, anfibi e insetti”. Per lo stesso responsabile regionale della Lipu, non ci sono dubbi sulla natura delle fiamme: “Un incendio doloso è sempre da condannare, ma quando questo avviene in una riserva naturale, lo si deve considerare un attentato non solo alla natura, ma anche alla vita stessa. Questi criminali devono pagare perché non sono degni di stare in una comunità che faticosamente sta costruendo il proprio futuro. Quello che ora dobbiamo fare è riprenderci dallo shock, risollevarci e rimboccarci le maniche affinché non ci distruggano l’intero nostro patrimonio”. Successivamente, Pepponi risponde anche alle critiche di chi ha dato poco peso o ha minimizzato l’accaduto: “Il giorno dopo è quello della stima dei danni e, purtroppo, anche delle facili polemiche di chi, restando dietro un telefonino o un monitor, dispensa con estrema facilità le responsabilità, si riapre una vecchia cicatrice: quella della rivendicazione di quel territorio e della sua gestione. C’è anche chi ricorda che alla Palude di Colfiorito, la bruciatura dei canneto, era una pratica tradizionale per facilitare la caccia alle anatre, ma i piromani in vena di nostalgia l’hanno messa in atto nel periodo sbagliato (quello della nidificazione) e in barba alle leggi europee, nazionali e regionali che da anni l’hanno vietata. Dimenticando, in tutto questo – prosegue Pepponi – il criminale disegno ordito dai piromani, che hanno colpito ancora con grande lucidità: hanno aspettato una giornata ventosa per appiccare forse più focolai in un punto strategico e tranquillo dell’area protetta aspettando il tardo pomeriggio nella speranza che nessuno potesse accorgersi dell’incendio se non quando le fiamme avessero già raggiunto la maggior parte del canneto. Come sempre a questo punto nasce spontanea la domanda – si chiede Alfiero Pepponi -: ‘tornerà come prima?’. Ci vorranno decenni per osservare di nuovo un paesaggio vegetale simile a quello pre-incendio, con tutta probabilità meno “ricco” di biodiversità con la possibilità che specie particolarmente protette ed a rischio come il Tarabuso, che da quando sono iniziati gli incendi non nidifica più nella Palude di Colfiorito, ed il Basettino che ad oggi in Umbria nidifica solo nella Palude di Colfiorito si perdano per sempre. È importante, quindi, che laddove ci si trovi davanti una tale devastazione, serve investire in progetti di riqualificazione e di ripristino ambientale. Senza questi interventi ci troveremo a perdere pezzi del nostro territorio, della nostra biodiversità. Inermi. Ricordate – conclude il responsabile Lipu – che la tutela ambientale non è un lusso. Non è una voce da mettere o no in agenda, a seconda delle proprie inclinazioni politiche. È una delle necessità fondamentali, un bene comune inestimabile da tutelare”.

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