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Acqua di Valfabbrica al Trasimeno, Morroni: “Mera ipotesi di lavoro”

Pubblicato il 2 Luglio 2022 09:31 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:54

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“Una mera ipotesi di lavoro, al momento allo stato embrionale”. Così l’assessore regionale all’Ambiente, Roberto Morroni, sulla questione sollevata negli scorsi giorni dal presidente dell’Unione dei Comuni Terre dell’olio e del sagrantino, Bernardino Sperandio. Quella, cioè, relativa al progetto da 120 milioni di euro per “condurre – aveva spiegato il sindaco di Trevi – l’acqua della diga di Valfabbrica nel territorio del Trasimeno” e non più – era stata la denuncia – in quello della Valle Umbra Sud. “Il progetto – aveva infatti sottolineato in una nota da Sperandio – originariamente prevedeva di portare l’acqua a scopo irriguo nella Valle Umbra Sud e precisamente nei Comuni di Cannara, Bevagna, Montefalco, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Trevi, Campello sul Clitunno e Spoleto”. Al punto che, aveva ribadito il presidente dell’Unione, “il Consorzio della bonificazione umbra nel tempo ha realizzato vari invasi per l’accumulo di acqua”. 

LA REPLICA DI MORRONI – Per l’assessore Morroni, però, i territori della Valle Umbra Sud non sono a rischio. “Le acque dell’invaso della diga di Casanova sul fiume Chiascio, nel territorio comunale di Valfabbrica – ha infatti dichiarato – alimenteranno gli impianti dei distretti irrigui della Valle Umbra”, ribadendo come “l’immissione nelle condotte che alimentano il bacino del lago Trasimeno, allo scopo di fronteggiare l’abbassamento del livello idrometrico” sia, appunto, solo un’ipotesi “che prende spunto da uno studio del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli studi di Perugia risalente a molti anni orsono”. Ipotesi oggi al vaglio di un confronto tra l’Unione dei Comuni del Trasimeno e la Regione, ma che – prosegue Roberto Morroni – “deve necessariamente essere sottoposta ad un percorso che permetta di verificarne, in maniera puntuale, la fattibilità e la sostenibilità sotto il profilo tecnico, economico-finanziario e ambientale”. Quale che sarà l’esito della vicenda, “ogni possibile utilizzo della diga, per alimentare il Trasimeno – ha concluso l’assessore regionale all’Ambiente – potrà e dovrà avvenire in un quadro di compatibilità rispetto alla destinazione della risorsa idrica prevista con la realizzazione di questa grande infrastruttura”. Morroni, dunque, apostrofa come “fuori luogo e infondate le dichiarazioni del presidente dell’Unione dei Comuni delle Terre dell’olio e del sagrantino”. 

I PROGETTI – Come illustrato in occasione del recente sopralluogo congiunto svolto dall’assessore Morroni e dal presidente dell’Ente Acque Umbre Toscane, Domenico Caprini, la Direzione regionale al Governo del territorio, ambiente e protezione civile evidenzia che gli impieghi dell’acqua dell’invaso concernono l’approvvigionamento idropotabile del sistema Perugino-Trasimeno (è in fase di progettazione da parte di Umbra Acque il collegamento tra la diga del Chiascio e il sistema acquedottistico), l’alimentazione degli impianti già realizzati nei distretti irrigui della Valle Umbra nei territori comunali di Spello, Foligno e Montefalco, degli impianti nella piana di Trevi, di Montefalco e Bevagna e la produzione di energia idroelettrica. È stata realizzata l’adduzione dalla diga di Valfabbrica fino a Cannara, mentre sono due le opere già progettate e per le quali l’Eaut è concessionario di un finanziamento del ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili: la prima, per un importo di 17 milioni e 276mila euro, per l’alimentazione degli impianti già realizzati nei distretti irrigui della Valle Umbra (per circa 2500 ha) nei territori di Spello, Foligno, Bevagna e Montefalco, per un volume totale di 8-10 milioni di metri cubi; la seconda, finanziata a valere sul Pnrr, per l’alimentazione degli impianti già realizzati nei distretti irrigui della Valle Umbra nei comuni di Montefalco e Foligno (per circa 3500 ha) per un volume totale di 10-15 milioni di metri cubi. Progettate e in attesa di finanziamento, poi, le opere per sviluppare ulteriormente l’adduzione primaria dall’invaso nei territori di Montefalco e Trevi, per un importo complessivo di oltre 20,5 milioni di euro. I progetti sono stati inseriti nella banca dati Dania per i finanziamenti del Ministero delle Politiche agricole, con priorità classificata alta.

L’INTERVENTO DI MELONI – E ad intervenire sulla questione sollevata da Bernardino Sperandio è stata, nelle scorse ore, anche la consigliera regionale e capogruppo del Pd, Simona Meloni, in una nota condivisa con il segretario “dem” del Trasimeno, Stefano Vinti.“Stupisce e preoccupa l’iniziativa intrapresa contro il Trasimeno e portata avanti dal presidente dell’Unione dei Comuni delle Terre dell’Olio e del Sagrantino, Bernardino Sperandio” ha commentato Meloni, parlando di “una battaglia tra poveri, su un tema vitale e strategico come quello dell’acqua”. “Peraltro – sottolinea Simona Meloni – rimettere in discussione il piano Umbria Resiliente, già approvato dal Ministero, su cui sta lavorando da febbraio Umbra Acque, sulla base di 16,2 milioni di euro assegnati dal Pnrr per la progettazione del collegamento tra la diga del Chiascio e l’acquedotto del Perugino-Trasimeno, significa disconoscere un percorso condiviso e approvato all’interno dell’Auri già dal 2020”. Per la consigliera “dem” risulta incomprensibile “arrivare a pensare di tagliare fuori un territorio come quello del Trasimeno, in cui insiste il quarto lago italiano, il primo del Centro Italia, dalla realizzazione di un’opera pensata per servire i territori di Perugia, Assisi e Bastia, così come la Valle Umbra Nord e lo stesso comprensorio lacustre, al fine di servire oltre 300 mila abitanti di una nuova risorsa idropotabile”. “Stentiamo a crede – conclude – come si possa solo immaginare, di questi tempi, di utilizzare la diga di Valfabbrica al solo scopo irriguo, per i vigneti di Montefalco e la fascia olivata, come se in altri territori non ve ne sia lo stesso bisogno”.

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