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Inceneritore in Umbria, l’Auri pubblica il bando e scatta la polemica

L'avviso per la realizzazione del nuovo impianto di smaltimento dei rifiuti trova il dissenso di Legambiente: “Opzione inutile e dannosa”. Botta e risposta a livello politico

Pubblicato il 23 Luglio 2024 18:12 - Modificato il 24 Luglio 2024 16:51

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Un nuovo inceneritore per l’Umbria. È stato pubblicato lo scorso 19 luglio dall’AURI (Autorità Umbra Rifiuti e Idrico), l’avviso pubblico per la sollecitazione di proposte a iniziativa privata, relativamente alla realizzazione e gestione dell’impianto di trattamento e recupero energetico, previsto dal piano regionale di gestione integrata dei rifiuti (PRGIR). Il documento è stato pubblicato sul sito ufficiale dell’Ente in seguito, appunto, all’approvazione del PRGIR durante la seduta dell’Assemblea legislativa dell’Umbria dello scorso 14 novembre (360/2023). Il Piano in questione, come si legge nell’avviso dell’AURI, “intende promuovere e vincolare in maniera integrata le politiche in materia di prevenzione, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti, nonché di gestione dei siti inquinati da bonificare”. Nello specifico, tra gli obiettivi del PRGIR rientrerebbero la riduzione del 4,4% della produzione di rifiuti entro il 2035, l’incremento della raccolta differenziata al 75% al 2035, il raggiungimento dell’obiettivo dell’indice di riciclo del 65% al 2030, ma anche la chiusura del ciclo tramite smaltimento in discarica dei rifiuti non riciclabili e non recuperabili pari al 7% al 2030. “Al fine di conseguire questi e altri obiettivi – viene specificato nell’avviso dell’AURI –, il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti prevede l’entrata in funzione, a partire dal 2028, di un impianto di termovalorizzazione a servizio dell’intero territorio regionale”. Si prevede inoltre, che l’impianto in questione dovrà avere una capacità effettiva di trattamento non superiore a 160mila tonnellate annue di rifiuti trattati, ed assicurare la lavorazione di specifiche categorie di rifiuti urbani indifferenziati (scarti derivanti dal trattamento delle frazioni secche da raccolta differenziata e scarti derivati dal trattamento della frazione organica, rifiuti speciali di provenienza regionale, costituiti da fanghi derivanti dagli impianti di depurazione delle acque reflue urbane, rifiuti ospedalieri).

LA POSIZIONE DI LEGAMBIENTE

La realizzazione nei prossimi anni del nuovo inceneritore, non convince affatto gli esponenti di Legambiente che, commentando il bando trasmesso negli scorsi giorni dall’AURI, dimostrano il loro completo dissenso nei confronti del progetto. “Il primo aspetto che balza all’occhio – si legge in una nota dell’associazione ambientalista – è che l’obbligatorietà del recupero energetico tramite la produzione di vapore per il teleriscaldamento, che era previsto dal Piano Regionale Gestione Rifiuti, è magicamente diventata solo un obbligo di predisposizione, dato che il teleriscaldamento si menziona come ‘opzionale’”. Ciò cui Legambiente fa riferimento è probabilmente il punto 5.e a pagina 2 dell’avviso pubblicato da AURI, dove si afferma che, relativamente al rispetto dei principi di autosufficienza e prossimità, l’impianto deve “garantire il recupero energetico, sia elettrico, che termico, da riutilizzare in favore di utenze pubbliche, o private, civili o industriali laddove sia attivata da AURI l’opzione di teleriscaldamento”. Sempre con riferimento all’avviso e agli obiettivi elencati, Mauro Zara presidente di Legambiente Umbria, dichiara: “In sostanza, il piano è non fare nulla e restare come siamo fino all’accensione dell’inceneritore, opzione che noi abbiamo sempre considerato inutile e dannosa. Considerando – prosegue – anche la decrescita annuale della popolazione residente in Umbria, che contribuirà a ridurre la produzione dei rifiuti, ormai secondo la Regione, non servirebbero altre politiche attive sui rifiuti, ma ci dovremmo accontentare di assicurare per un venticinquennio le 170mila tonnellate di rifiuti da bruciare di cui ha bisogno l’impianto e garantire così il pareggio finanziario del proponente”. Come viene sottolineato infatti nella nota dell’associazione, è previsto un aumento prudenziale di potenza del forno dell’8%, che corrisponde ad un aumento di capacità di bruciare i rifiuti “e quindi dalle 160mila tonnellate arriviamo alle 173mila tonnellate annue”.

POLEMICA POLITICA
Relativamente alla questione sono intervenuti anche il capogruppo del M5S Umbria Thomas De Luca e il segretario regionale dem Tommaso Bori, i quali si sono prima di tutto congratulati con il neopresidente Andrea Sisti e il nuovo direttivo dell’AURI, eletti dall’assemblea lo scorso 22 giugno. “Con il nuovo direttivo siamo pronti a sostenere le battaglie per la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini – afferma Thomas De Luca in una nota –. Il bando per la costruzione del nuovo inceneritore, emanato a ridosso della scadenza del mandato e alla vigilia del rinnovo del consiglio direttivo, è stato l’ultimo sgarbo di una destra che, come regalo ai cittadini umbri, intende riportarli indietro nel Medioevo. La nostra priorità – prosegue – sarà quella di redigere un nuovo Piano dei rifiuti che non preveda l’incenerimento a conclusione del ciclo, decisione presa senza una reale necessità o adeguata produzione di materia in Umbria”. Il segretario regionale del Partito democratico ha poi specificato, sempre in una nota: “Siamo pronti a rivedere le scelte intraprese fino ad ora, visto che la destra ha dimenticato la vocazione ‘green’ della nostra regione. Nostra priorità, sarà quella di rivedere le scelte scriteriate nella realizzazione di un nuovo impianto di incenerimento dei rifiuti. Gli atti emanati in scadenza di mandato e alla vigilia del rinnovo del consiglio direttivo – afferma Bori, così come De Luca – hanno il sapore di uno sgarbo istituzionale e di una forzatura politica, azioni prese appositamente prima di un’assemblea che avrebbe inevitabilmente cambiato gli equilibri in AURI”.

LA REPLICA
In risposta alle dichiarazioni di Bori è intervenuto il vicepresidente della giunta regionale e assessore all’Ambiente Roberto Morroni, che ha affermato: “Vorrei ricordare che il compito della programmazione, nella gestione regionale dei rifiuti, ricade sull’Assemblea legislativa e non sull’AURI. Le scelte pertanto fatte – precisa –, con riferimento al nuovo piano regionale dei rifiuti, non vengono messe in discussione dai mutamenti negli equilibri che si sono determinati all’interno dell’AURI. L’unica cosa scriteriata, registrata in materia di rifiuti – conclude -, è stato l’immobilismo delle giunte di sinistra che, per molti anni, hanno privato l’Umbria di un nuovo piano regionale lasciando la gestione dei rifiuti in capo allo smaltimento in discarica che, come ci ricorda l’Europa, sebbene non ve ne sia nemmeno bisogno, rimane la prassi più disdicevole, sia dal punto di vista della gestione ambientale che da quello della tutela della salute dei cittadini”.

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