Una cinquantina di residenti della frazioni di Tenne, Corvia e zone limitrofe sono scesi in strada, sabato mattina, per dire “no” all’installazione di una nuova antenna telefonica. Quella che dovrebbe sorgere nei pressi di via Monte Maggiore e via Monte Lagarella. La protesta, annunciata negli scorsi giorni, è quindi diventata realtà. Gli abitanti sono preoccupati per le ripercussioni che la nuova antenna – sembrerebbe alta circa 30 metri – potrebbe avere sulla salute delle persone. Lì dove ci sono diverse abitazioni e terreni di pregio, la scelta di installare l’antenna 5G non convince le persone, anche per la mancata concertazione con il territorio da parte dell’amministrazione comunale.
Già, perché secondo il Piano del Comune, datato 2009, le nuove installazioni sarebbero dovute sorgere su terreni pubblici e, nello specifico, l’antenna tra Corvia e Tenne era prevista in un’altra area. Ed invece, come raccontano i manifestanti, dal giorno alla notte i residenti hanno visto ruspe e operai al lavoro nelle vicinanze delle loro abitazioni, in un’area privata. La stessa area concessa dal proprietario per 20 anni all’azienda che installerà l’antenna. “Variante sud e antenna telefonica, questo territorio è stato preso di mira – dice uno dei sottoscrittori della petizione -. I cittadini qui devono fare i programmi per difendersi, chiediamo aiuto a chi può darci una mano”. Alla manifestazione hanno partecipato anche rappresentanti di Fronte del Dissenso e dell’Alleanza italiana “Stop 5G”. Presenti anche i consiglieri comunali d’opposizione David Fantauzzi (M5s), Luciano Pizzoni (Patto X Foligno), Claudia Minelli (Pd) e Mario Gammarota (Foligno 2030). Quest’ultimo è il primo firmatario di un’interrogazione che chiede all’amministrazione comunale delucidazioni rispetto all’iter della concessione. “Il gap importante – sottolinea Gammarota – è la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, che non c’è stato. Vogliamo capire come si è svolto l’iter autorizzativo, insieme alle relative istruttorie di Arpa e Usl. Ci dicono che il sindaco, contattato dai residenti, inizialmente si è interessato alla questione, per poi ‘darsi alla macchia’”.
Il prossimo 16 febbraio la questione sarà oggetto di discussione della commissione consiliare Controllo o Garanzia. Nel frattempo, l’attenzione dei residenti resta alta. Tra chi è sceso in strada sabato mattina, c’è chi ha voluto mettere nero su bianco il proprio dissenso, attraverso cartelloni e striscioni. Portavoce dei manifestanti è l’ingegner Luigi Coccetti, che ha studiato alcuni aspetti della vicenda. “Non siamo stati coinvolti – denuncia Coccetti -. Siamo ai margini della città e vogliamo quindi vivere in un ambiente pulito, fuori dall’inquinamento, anche quello elettromagnetico”. Alcuni dei residenti portano come esempio la “battaglia” che a Viserba, nel Riminese, ha dato ragione a chi protestava, con l’antenna telefonica che è stata spostata da un centro abitato alla zona artigianale. Insomma, mancata partecipazione e timori per la salute. Sono questi i capisaldi su cui si basa la protesta di chi abita tra Tenne e Corvia. Se l’iter autorizzativo desta qualche dubbio, vengono sollevate obiezioni anche rispetto alla strada utilizzata dalla ditta che installerà l’antenna e che si occuperà anche della manutenzione. “I mezzi che hanno lavorato sul cantiere sono passati attraverso una strada che non risulta nemmeno censita – spiega l’ingegner Coccetti -. Vogliamo verificare che la strada sia regolare, così come vogliamo capire se il proprietario che ha concesso il proprio terreno per l’installazione dell’antenna abbia o meno la servitù di passaggio. Questa strada, così come il terreno, sono luoghi idonei per una concessione ventennale?”.
“La precedente amministrazione comunale – conclude Coccetti – aveva avuto la sensibilità di non installare l’antenna lì dove doveva sorgere, ovvero a ridosso degli impianti sportivi di Corvia. Una scelta giusta per la salvaguardia della salute degli sportivi e dei giovani che lì passano alcune ore della giornata. Ma oggi noi chiediamo la stessa sensibilità agli attuali amministratori, visto che qui noi ci viviamo e ci dormiamo pure. Non è possibile che con una semplice autorizzazione edilizia rilasciata con il silenzio assenso, a rimetterci dobbiamo essere noi”.