“Amarsi o sparire?”. È questo il forte interrogativo consegnato da don Luigi Filippucci alla piazza di Foligno. Quella piazza che sabato 25 febbraio è tornata a manifestare, ad un anno di distanza, per dire “no” alla guerra. Quella guerra che negli ultimi dodici mesi ha martoriato e sta martoriando l’Ucraina, all’indomani dell’invasione russa. Questa volta i numeri delle presenze non sono stati quelli dello scorso anno, così come le voci che si sono levate hanno fatto registrare dei distinguo. Da chi ha chiesto la pace incondizionata senza l’uso di armi e chi, invece, ha sollevato la questione di utilizzare gli armamenti per permettere agli ucraini di difendersi dall’invasore. “Lo scorso anno abbiamo inaugurato il centro ‘Fratelli Tutti’ – ha ricordato monsignor Filippucci nel suo intervento -, una struttura al momento ‘donata’ ai nostri fratelli ucraini, ospitati anche nelle case delle nostre parrocchie, per far capire che questo nostro piccolo mondo è di tutti e per tutti. Mi fa impressione vedere le immagini televisive di Putin. Viene mostrato un uomo che decide per tutti: ma non può essere così”. Nel portare i saluti del vescovo Domenico Sorrentino, impossibilitato a partecipare alla manifestazione – così come aveva fatto lo scorso anno -, il parroco di Sant’Eraclio ha ricordato i valori della pace e rimarcato l’importanza di “essere europei, liberi e uniti”. “Bisogna passare dalla solidarietà alla fratellanza, per sostenere sempre più la democrazia – ha sottolineato monsignor Luigi Filippucci, che ha allargato il suo discorso anche ad altre ‘ingiustizie’ -. Una politica vera, radicata sul territorio, deve prendersi cura delle persone garantendo una casa, un lavoro e la dignità, così come delle cure indispensabili e necessarie per la salute”. La manifestazione in piazza San Domenico ha voluto condannare tutte le guerre che stanno affliggendo il mondo. E lo ha fatto attraverso l’intervento di una donna iraniana, che ha ricordato il coraggio dei ragazzi che, nella sua terra, stanno combattendo un governo dispotico. Intervallata dalla lettura di una poesia di Primo Levi (“Canto dei morti invano”) recitata da Michele Bandini, la mattinata ha visto anche l’intervento di Kateryna Ketsman, riconfermata alla guida della Casa dei Popoli. “Fare ora trattative di pace – ha raccontato la giovane ucraina – significa consegnare le terre che appartengono al popolo ucraino. Ci sono vari tipi di armi: quelle che attaccano e quelle che servono per difendere donne, uomini, ospedali e persone deboli. Chiediamo di inviare ancora armi per proteggere quel poco che è rimasto. Ad intervenire anche Francesca Gianformaggio, che ha rammentato il sacrificio per la libertà dei tanti folignati che combatterono per la Resistenza: il loro messaggio, a migliaia di chilometri di distanza, è ancora attuale. In piazza anche diversi ucraini che risiedono in città, così come una delegazione di Emergency. A leggere una lettera dell’associazione umanitaria è stata Carla Oliva, che ha spiegato come “l’escalation militare è stata sottovalutata in maniera incosciente” e che “serve un appello concreto per la pace, perché la guerra non è la soluzione”. Nel frattempo in città continua la raccolta di beni in favore della popolazione ucraina. Così come il M.A.S.C.I. di Foligno ha avviato una raccolta simile per le popolazioni turche e siriane colpite dal terremoto.
Guerra in Ucraina, un anno dopo Foligno è scesa ancora in piazza
Pubblicato il 25 Febbraio 2023 15:44 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:11
La manifestazione per la pace in Ucraina, 25 febbraio 2023 ( foto Alessio Vissani)
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