Il 2020 della mobilità sanitaria, per l’Umbria, ha fatto registrare un saldo negativo di circa 20 milioni di euro. È quanto emerge dal report dell’Osservatorio Gimbe che ha l’intento, appunto, di analizzare i dati della mobilità sanitaria interregionale nell’anno della pandemia e fornirne un quadro oggettivo per ciò che concerne valore e composizione regione per regione. Un fenomeno che – è bene precisare – viene distinto in mobilità attiva e mobilità passiva. La prima identifica l’“indice di attrazione” di una regione, ovvero le prestazioni sanitarie erogate a cittadini non residenti. La seconda, invece, esprime l’“indice di fuga” da una regione, ossia le prestazioni sanitarie erogate ai cittadini in una regione diversa, appunto, da quella di residenza. Tutto ciò si traduce chiaramente in termini economici, in virtù del fatto che per ciascuna regione la mobilità attiva rappresenta una voce di credito e quella passiva una voce di debito: insomma, la regione che eroga la prestazione viene rimborsata da quella di residenza del cittadino.
Nella fattispecie del “Cuore verde d’Italia”, Gimbe rileva un ammontare di crediti pari a 64.248.769 euro, di contro ad 84.390.869 milioni di euro di debiti. Report alla mano, il saldo (determinato dalla differenza tra crediti e debiti) tocca dunque una quota negativa di 20.142.100 euro. Sul versante della mobilità sanitaria attiva, l’Umbria si piazza 14esima in una classifica che vede in testa, con la maggior capacità di attrazione, la Lombardia, seguita a sua volta da Emilia Romagna e Veneto. Stessa posizione relativamente alla mobilità passiva: in questo caso il primo posto è del Lazio. Umbria 11esima infine per saldo, comunque inserita da Gimbe nella categoria “Negativo minimo”. In generale, dal report emerge che “le regioni con saldo positivo rilevante sono tutte al Nord, mentre quelle con saldo negativo rilevante si collocano tutte al Centro-Sud”. Anche in termini di saldo pro-capite, la nostra regione si colloca all’11esima posizione.
Gimbe scatta pure un’istantanea della mobilità verso strutture private analizzando le prestazioni di ricovero e day hospital e quelle di specialistica ambulatoriale. L’erogazione delle quali risulta indicativa, tra le altre cose, della capacità attrattiva del privato accreditato. In generale, l’Umbria è 16esima per valore percentuale della mobilità sanitaria erogata, appunto, da strutture private: il dato è del 15,2%, rispetto alla media del Bel Paese a quota 52,7% e alla regione prima in classifica, il Molise, all’87,2%. Sempre in Umbria, il valore percentuale di prestazioni erogate in mobilità attiva (per intenderci, quella erogata da strutture private in ciascuna regione) per ricoveri ordinari e day hospital è del 16,6%, mentre quello relativo alla specialistica ambulatoriale è pari al 7,8%.