Dall’impegno nel gruppo dei Volontari abruzzesi di protezione civile (Vapc), sua terra d’origine, a quello per il Soccorso alpino e speleologico dell’Umbria, regione che lo ha adottato qualche anno fa: è una vita sempre in prima linea quella del 36enne Fabio Capulli, infermiere della Struttura complessa di Rianimazione dell’ospedale di Foligno, che negli scorsi giorni ha preso parte alle operazioni di salvataggio della speleologa campana di 25 anni, rimasta bloccata nella grotta del Falco a Corleto Monforte a Salerno.
Dopo essersi laureato come infermiere a L’Aquila, città in cui è nato, Capulli ha conseguito due master, uno in Coordinamento delle professioni sanitarie e l’altro in Terapia intensiva e dell’emergenza. Poi, l’impiego a Bologna, prima di arrivare, ormai più di cinque anni fa, al “San Giovanni Battista” di Foligno. Lì, dove avrebbe dovuto prendere servizio nella serata di lunedì 14 agosto quando ha ricevuto un messaggio da parte del Soccorso alpino e speleologico dell’Umbria che avvisava i membri dell’intervento in corso in Campania e della necessità di ulteriori forze per trarre in salvo la speleologa bloccata in grotta.
Da lì, la decisione di partire. Anche perché Fabio Capulli è tra i pochissimi infermieri e medici che “militano” tra le fila del Soccorso alpino e speleologico in Italia, in tutto una trentina. “Ho contattato il mio coordinatore infermieristico all’ospedale di Foligno, Emanuele Stinchi, e gli ho spiegato la situazione – racconta -. Mi ha detto di partire, che avrebbe pensato lui a gestire i miei turni e così è stato”.
Nella stessa serata di lunedì 14 agosto Fabio, insieme ad un medico romano, ha quindi raggiunto Salerno, dove è iniziata la missione. Una missione che lo ha visto scendere nelle profondità della terra per circa 130 metri, dove si trovava la 25enne che era entrata in grotta insieme ad alcuni amici per poi scivolare, infortunandosi ad una gamba. “Quando entri in grotta – spiega – hai un po’ d’ansia, perché non sai mai cosa ti troverai davanti, anche se per il lavoro che faccio so come gestire l’ansia dell’emergenza. Occorre essere concentrati, perché i rischi sono diversi. C’è un po’ la fretta di arrivare giù – prosegue -, ma anche il pensiero delle persone che hai lasciato a casa, nel mio caso la mia compagna. Sai quando parti ma non sai quando ritornerai”.
Per Capulli, però, quello nella grotta del Falco è stato solo l’ultimo di una serie di interventi vissuti nel tempo. “Di soccorsi alpini – commenta – ne ho fatti decine su decine, quelli speleologici invece sono molti di meno, ma comunque anche di quelli ne ho seguiti diversi”. Dopo aver trascorso all’incirca 11 ore sottoterra, Fabio è tornato in superficie insieme agli altri volontari del Soccorso alpino e speleologico della Campania e delle altre regioni intervenuti ma, soprattutto, insieme alla 25enne che è stata così salvata. “È un tempo veramente lungo, in un luogo freddo e umido. Anche l’acqua che hai con te la devi centellinare perché se rimani senza, non hai modo di averne dell’altra. Il nostro motto, poi, è ‘non è finita fino a quando non è veramente finita’ – aggiunge -, e questo significa fino a quando non tutti sono usciti dalla grotta. Fino a quel momento non ti rilassi. Quando siamo tornati in superficie l’emozione è stata fortissima – dice -: vedere tutte le persone che ci aspettavano fuori è stato veramente molto emozionante”.
Ma com’è nata la decisione di entrare a far parte del Servizio alpino e speleologico? “L’ho fatto perché mi piace la montagna e andare in grotta. In più, la mia esperienza nei reparti di Rianimazione è un valore aggiunto”. Un impegno come volontario, il suo, che però – come detto – ha radici più profonde. “Quando vivevo a L’Aquila facevo parte dei Volontari abruzzesi di protezione civile e ci occupavamo di varie attività, come gli incendi boschivi. Poi, con il terremoto del 2009 il nostro impegno è cambiato. Ci siamo occupati, ad esempio, del montaggio dei campi tenda, ma non solo. Io, infatti – conclude – ero stato scelto per aiutare i militari del Com a muoversi sul territorio. Il mio ruolo era un po’ quello di fargli da “navigatore’”.