“L’obiettivo è capire come sia nata una gara con tali storture e mostruosità e quale sia stata la responsabilità della Regione nelle linee di indirizzo assegnate all’azienda Usl Umbria 2”. Con queste parole i consiglieri regionali del Pd tornano sulla vicenda dalla gara indetta per l’affidamento dei servizi sociosanitari nei territori di competenza dell’azienda sanitaria locale diretta da Massimo De Fino e che tanto ha fatto discutere negli ultimi mesi.
E se negli scorsi giorni ad intervenire sulla questione erano stati sindacati e cooperative, ora a prendere la parola è di nuovo la politica. “Come minoranza avevamo già annunciato una interrogazione per chiedere spiegazioni – ricordano gli esponenti ‘dem’ che siedono tra i banchi dell’assemblea legislativa dell’Umbria – e non ci fermeremo. Serve una operazione verità – sottolineano – e, soprattutto, un impegno per arginare il continuo tentativo del centrodestra di smantellare il sistema inclusivo di assistenza che aveva sempre caratterizzato l’Umbria”.
Per il Partito democratico, infatti, “la sanità e il welfare della Regione continuano a viaggiare senza bussola”. E l’esempio riportato è proprio quello per l’affidamento dei servizi sociosanitari. Una gara che, apostrofano dal Pd, è stata “prima bandita per sei mesi e poi sospesa, con il pretesto della necessità di fornire chiarimenti agli operatori economici interessati. L’ennesima prova – proseguono – che un settore fondamentale come quello di sanità e sociale, in Umbria, stia procedendo senza un chiaro orizzonte, a scapito dei servizi per i cittadini e della sopravvivenza professionale degli operatori”.
L’auspicio dei consiglieri regionali di minoranza, dunque, è che “questa ulteriore sospensione possa essere impiegata per mettere a terra una gara concreta e sostenibile, con una durata che sia nella media nazionale e che così permetta a tutti gli operatori di lavorare in maniera sostenibile e con passione”. Anche se, ci tengono a precisare, quanto accaduto in questi mesi “non ci lascia ben sperare”. La cosiddetta “gara ponte di sei mesi” impedirebbe alle imprese sociali, come dichiarato da sindacati e cooperative e oggi ribadito dal Pd – “di programmare le attività e investire per migliorare la qualità dei servizi”. “Grave – concludono . anche il fatto che, nonostante l’Assemblea legislativa abbia approvato un atto che formalizzava la contrarietà all’utilizzo del massimo ribasso, questa gara appena sospesa abbia utilizzato una formula che incentiva la massimizzazione del ribasso a danno della qualità”.