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Il Museo delle Casermette di Colfiorito sarà realtà entro la fine dell’anno

Pubblicato il 28 Settembre 2023 14:58

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Dopo la presentazione del progetto nel 2018 e il rilancio nel 2021, il Museo delle Casermette di Colfiorito, curato da L’Officina della Memoria e pensato come luogo di ricordo del campo di internamento e concentramento che quell’area ospitò durante il dominio fascista nella seconda guerra mondiale, sta per diventare realtà. L’annuncio è arrivato in occasione dell’incontro di respiro nazionale, organizzato dall’Anpi, che si è tenuto lo scorso sabato proprio nella frazione montana di Foligno, per celebrare gli 80 anni dalla fuga dei prigionieri delle Casermette. Una giornata della memoria per il Campo 64, oggi sede del Parco di Colfiorito e punto di partenza per visite ed escursioni alla palude e ai monti circostanti, ma che – come detto – in passato è stato un luogo di sofferenza, di negazione di diritti e libertà, dove vennero rinchiusi fino a 1.800 oppositori del regime, civili, militari, italiani, inglesi, jugoslavi. Ed è proprio lì che, inizialmente, si sarebbe dovuto tenere l’incontro dello scorso sabato, ma l’assenza di autorizzazione per necessità di “approfondimenti”, ha costretto gli organizzatori a ripiegare in una sala messa a disposizione dalla parrocchia. Una giornata che ha visto la partecipazione di tante realtà del territorio, pronte a ripercorrere la storia del Campo 64, gli aspetti storici, politici, sociali, le relazioni internazionali e i rapporti tra passato e presente che lo hanno contraddistinto. Ad intervenire Alberto Stramaccioni presidente Isuc (Istituto per la storia dell’Umbria Contemporanea), Malcom Angelucci presidente Aned Umbria (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), Mario Bravi responsabile nazionale memoria dello Spi Cgil, Andrea Martocchia segretario nazionale di Jugocoord (coordinamento nazionale per la Jugoslavia), Rodolfo Ricci vicepresidente nazionale Filef (Federazione italiana dei lavoratori emigranti e famiglie) e la presidente Rita Zampolini de L’Officina della Memoria di Foligno. Ed è stata proprio quest’ultima a comunicare l’apertura, entro la fine dell’anno, del Museo della Casermette: un passo importante per riappropriarsi della storia di un territorio che fu anche teatro di lotta partigiana alla quale si unirono molti dei prigionieri fuggiti, di rastrellamenti e tragici eccidi. Anche perché, come ha sottolineato Martocchia di Jucoord: “Da qualche anno proponiamo di installare una targa a memoria anche dei tanti jugoslavi che qui sono stati prigionieri e si sono uniti alla lotta antifascista. Non ci è stato permesso. Quello che temiamo più di ogni altra cosa è il negazionismo”. Nel corso dell’incontro alle parole si è unita la musica, con le note di Massimo Liberatori, cantautore d’impegno civile, e di Giovanni Bravi, cantastorie nocerino, erede di un’antica tradizione di narratori. Dalla sua voce la ballata scritta da un contadino testimone dell’eccidio nazifascista che condusse alla morte 25 persone nei vicini monti di Collecroce. Il programma si è concluso nel pomeriggio con la visita e l’omaggio ai luoghi dell’eccidio di Cesi e di Collecroce. Ora l’Anpi guarda avanti, a nuove iniziative da mettere in campo coinvolgendo sempre di più cittadini, insegnanti e scuole. “Fondamentale creare reti internazionali, uscire dai confini, lavorare tutti con un obiettivo comune, pace, diritti e solidarietà” ha dichiarato la presidente Anpi, Mari Franceschini. Già in calendario un convegno che entri con iniziative sempre più specifiche, di ricerca e di studio, nella storia del Campo 64. Cosa è accaduto, chi c’era, ma soprattutto come è avvenuto che i fatti siano scoloriti negli anni, fin quasi a essere dimenticati. 

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