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Colfiorito, ritrovamenti archeologici nell’area del metanodotto: interrogazione del Pd

Al centro del documento presentato dai “dem” le azioni dell’amministrazione Zuccarini per la tutela dell’area definita “ad altissimo interesse archeologico” ma anche il ruolo, il coinvolgimento e le decisioni della Soprintendenza in merito

Pubblicato il 14 Settembre 2024 12:06 - Modificato il 15 Settembre 2024 19:04

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Dopo il rinvenimento di nuovi reperti archeologici nell’altopiano di Colfiorito, dal gruppo consiliare del Partito democratico di Foligno arriva un’interrogazione per chiarire la posizione dell’amministrazione Zuccarini sulla loro tutela e, più in generale, sulla tutela di un’area che sottolineano essere “ad altissimo interesse archeologico”.

Durante gli scavi nell’area, funzionali all’inizio dei lavori che porteranno al rifacimento del metanodotto Recanati-Foligno, infatti, “sono state portate alla luce – spiegano i ‘dem’ – una nuova parte della necropoli preromana, appartenente al popolo degli Umbri Plestini, e porzioni della città romana di Plestia”. 

Recentemente, infatti, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha pubblicato un decreto attraverso cui ha autorizzato l’inizio dei lavori per il rifacimento del metanodotto, che attraverserà, oltre a quello folignate, anche undici comuni della provincia di Macerata, con una condotta principale lunga circa 78 chilometri e sedici linee secondarie.

La zona dei ritrovamenti, dunque, sarà direttamente interessata dall’operato della Snam Gas Spa, azienda che si occuperà dei lavori legati al metanodotto. Da qui la preoccupazione degli esponenti del Pd folignate che, di conseguenza, hanno deciso di presentare un’interrogazione all’amministrazione comunale al fine ottenere chiarimenti su come intenderà trattare la tutela del patrimonio archeologico appena rinvenuto.

Più nel dettaglio, il Partito democratico folignate è interessato a conoscere non solo come l’amministrazione vorrebbe tutelare i rinvenimenti, ma anche il ruolo, il coinvolgimento e le decisioni che spettano la Soprintendenza ai beni archeologici dell’Umbria, mediatore fondamentale nella vicenda.

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