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Minore fermato per l’omicidio Postiglione: in casa scarpe insanguinate

Pubblicato il 10 Novembre 2024 12:11 - Modificato il 11 Novembre 2024 19:10

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Gli abiti indossati la mattina dell’omicidio e le scarpe intrise di sangue li teneva ancora in casa. Così come il monopattino utilizzato per raggiungere via La Louviere e per allontanarsi dopo l’aggressione mortale a Salvatore Postiglione. A rinvenirli nell’abitazione folignate del minore, nei confronti del quale è scattato il fermo per l’omicidio del muratore di 56 anni avvenuto all’alba di giovedì mattina, è stata la polizia durante una perquisizione effettuata nella tarda serata di sabato 9 novembre.

Al giovane gli agenti del commissariato di Foligno diretto da Adriano Felici e i colleghi della Squadra mobile con a capo Maria Assunta Ghizzoni, coordinati dalla Procura di Spoleto con Claudio Cicchella e il sostituto Vincenzo Ferrigno, sono arrivati grazie alla visione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisiti dopo l’efferato omicidio avvenuto nel parcheggio di via La Louviere, nella zona industriale della Paciana. Sono stati proprio gli occhi elettronici presenti in zona a restituire prima la dinamica dell’omicidio e poi a contribuire all’individuazione del minore.

Secondo quanto viene fatto sapere oggi dalla Questura di Perugia, il ragazzo si era appostato vicino al luogo in cui è avvenuta l’aggressione. All’arrivo della vittima è quindi entrato in azione, colpendo il 56enne morto poi in ospedale dopo vani tentativi di salvargli la vita. Sempre grazie alle telecamere è stato possibile ricostruire il tragitto fatto dalla vittima durante la fuga: l’arrivo dalla Paciana in piazza Ubaldi, in centro storico, dove però poi se ne sono perse le tracce.

Ed è da lì che la polizia è ripartita, compiendo tutta una serie di accertamenti sui residenti della zona, fino a trovare una corrispondenza fisica con il ragazzo, che aveva agito con il volto travisato. Poi, come detto, la perquisizione che ha permesso di rinvenire gli abiti indossati quella mattina e le scarpe ancora sporche di sangue, che sono stati quindi sequestrati.

Nessun riferimento, invece, al ritrovamento dell’arma utilizzata dal giovane per compiere l’omicidio. Mentre sono in corso ulteriori accertamenti anche per definire il movente del delitto, che come emerso fin dalle prime ore portava all’ambito lavorativo. Quello che è emerso, ad oggi, è che il giovane fermato aveva lavorato per l’azienda edile di cui era dipendente lo stesso Postiglione fino allo scorso mese di ottobre.

I gravi indizi raccolti a suo carico, attraverso gli approfondimenti investigativi svolti su delega del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni dell’Umbria, Flaminio Monteleone, hanno dunque fatto scattare il fermo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e porto e detenzione ingiustificato di oggetti atti ad offendere. Omicidio che, lo ricordiamo, si era consumato poco dopo le 6 di giovedì 7 novembre in via La Louviere, dove la vittima era solita ritrovarsi insieme agli altri operai per poi recarsi nei cantieri di turno. 

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