“Fare chiarezza rispetto alla situazione del cantiere”. È quanto chiesto dalla Camera del lavoro di Foligno e dalla Fillea Cgil Umbria nel corso del presidio che si è tenuto nella mattinata di mercoledì 4 maggio in via Monte Lagarella, a Foligno. Lì, cioè, dove si trova il cantiere del ciclodromo che il 15 maggio scorso era stato posto sotto sequestro dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro per quelle che erano state definite “gravi violazioni in materia di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro”. L’iniziativa, che ha visto la partecipazione – tra gli altrui – di Elisabetta Masciarri, segretaria generale Fillea Cgil Umbria, Angelo Scatena, responsabile Camera del lavoro di Foligno, e Mario Bravi, consigliere comunale Pd Foligno, intervenuto insieme agli altri membri del gruppo consiliare, è stata inoltre l’occasione per illustrare i temi al centro del referendum su lavoro e cittadinanza in programma per domenica 8 e lunedì 9 giugno, che a Foligno chiamerà alle urne più di 42mila cittadini, e per ribadire le motivazioni del si.
“Siamo in questo cantiere, finanziato con fondi europei di Next generation Eu, quindi con i fondi del Pnrr – ha dichiarato Masciarri –, perché è stato sequestrato qualche settimana fa per motivi di lavoro irregolare. Noi sappiamo che nei cantieri Pnrr ci sono pochi controlli ed è giunto il momento di fare chiarezza. Per questo è necessario che anche le rappresentanze dei lavoratori siano coinvolte nei momenti decisionali, sicuramente nel momento in cui vengono dati gli appalti, ma anche nel controllo dei subappalti perché purtroppo spesso è qui che si annidano le irregolarità e che aumentano le diseguaglianze tra i lavoratori”. Masciarri ha quindi ricordato come “abbiamo firmato insieme a tutte le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali un protocollo su salute e sicurezza sul lavoro, poi lo abbiamo mandato a tutte le stazioni appaltanti, ma purtroppo non ci è stata data risposta, come non ci è stata data riposta dal Comune di Foligno al quale abbiamo chiesto un incontro su questo cantiere specifico”.
“Occorre fare chiarezza su questa vicenda del cantiere che è stato sequestrato e poi dissequestrato, per capire cosa è successo – ha aggiunto Mario Bravi -, perché questa vicenda è emblematica di tanti altri appalti e subappalti, con una normativa nazionale assolutamente barocca e inaccettabile, perché non si capisce mai dove sta la responsabilità, e chi ne subisce le conseguenze sono sempre e solo i lavoratori”.
“Siamo qui anche per rimarcare l’importanza dei quesiti referendari – ha concluso Scatena – e quindi per ribadire la necessità di andare a votare l’8 e 9 giugno per cinque sì, quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza. Non a caso, nel mondo del lavoro e dell’edilizia ci sono molti stranieri e anche loro contribuiscono alla produttività e allo sviluppo economico e sociale di questa nazione”.