Infestazione di bruchi sulla montagna folignate. Un’invasione massiccia di insetti defogliatori sta colpendo alcune zone dell’Umbria, tra cui quella del Folignate, dove gli esemplari di Lymantria dispar stanno mangiando foglie di piante anche tartufigene. Numerose le segnalazioni della cittadinanza che hanno denunciato la situazione, tra cui quella dei tartufai di Tuber Terrae, associazione che si è fatta promotrice di una raccolta firme chiedendo a Regione, Agenzia forestale, Usl Umbria 2 e Comune di Foligno un intervento di controllo e mitigazione del problema. Petizione che ha coinvolto diversi privati e attività produttive, tra cui la Comunanza di Sostino, di Pale e di Santa Lucia.
A rispondere alle molteplici segnalazioni pervenute il Servizio fitosanitario regionale (Sfr) che ha effettuato sopralluoghi mirati nel mese di giugno constatando la massiccia presenza di Lymantria dispar, riscontrata nella zona del Parco del Monte Subasio e nei comuni di Foligno e Corciano. La specie, nello specifico, è un lepidottero molto diffuso in Europa, Asia e Nord America, generalmente in equilibrio con la popolazione forestale, come fanno sapere dal servizio regionale, che però è soggetto a grandi pullulazioni di individui negli anni. “È particolarmente polifaga – spiegano gli esperti del Servizio fitosanitario –, nei nostri ambienti la specie più colpita è la roverella (Quercus pubescens). Nell’ambito dei sopralluoghi l’infestazione è stata constata su specie quali la roverella, il leccio, il carpino nero, il ciliegio e in misura minore pino e noce, ma in letteratura sono segnalate molte piante ospiti”.
“L’infestazione di bruchi – interviene invece l’associazione di tartufai – sta causando non solo allarme, ma veri e propri danni alla vegetazione, senza risparmiare la produzione tartuficola. I bruchi in questione divorano per intero il fogliame, danneggiando irreparabilmente la pianta lasciando esposto il terreno. Nella stima fatta, ad essere a rischio è un’area di circa mille ettari, con duecento ettari di impianti di tartufo. Si tratta – spiegano – di un’area vocata alla produzione di tartufo, in particolare per il Tuber aestivum e il Tuber Melanosporum. I bruchi, lunghi pochi centimetri, hanno trasformato le zone colpite, da verdi che erano, in un luogo simile a quello che ha subito un incendio. Per i proprietari è una vera e propria catastrofe”.
Nel Folignate e nei territori limitrofi le zone più colpite, come segnalato da Tuber Terrae, risultano quelle di Capodacqua, Gallano, Pale, Sostino, La Franca, Ponte Santa Lucia e Cancelli. “Vogliamo portare a conoscenza dei destinatari della raccolta firme – proseguono ancora dall’associazione – quanto sta accadendo in una parte del territorio del comune di Foligno, perché si attivino ciascuno per le proprie competenze. Chiediamo, dunque – esortano –, sopralluoghi al fine di verificare i danni causati, come possono essere mitigati, se possono esserci problemi sanitari per chi abita quelle zone o le frequenta, cosa si può fare oggi e cosa per il futuro e se, eventualmente, si possono attivare procedure per il risarcimento del danno”.
Domande che trovano risposte nella nota tecnica del Servizio fitosanitario regionale, nella quale gli esperti fanno sapere che i peli delle larve non sono generalmente urticanti per l’uomo, causando disturbi solo a soggetti particolarmente sensibili. Inoltre, informano che nelle piante attaccate l’entità della defogliazione è inizialmente molto elevata: “Le piante e i boschi appaiono in veste praticamente invernale. Compiendo una sola generazione all’anno, però, al momento dello sfarfallamento, che va avanti da metà giugno a metà luglio, l’attività trofica cessa e le piante riprendono tranquillamente a vegetare. Sono risultate particolarmente colpite le piante ai margini dei boschi, le piante isolate e le tartufigene, specie nella zona attorno alla valle del Menotre”.
Per quanto riguarda invece le azioni da intraprendere il Servizio fitosanitario suggerisce innanzitutto di monitorare la situazione e segnalare l’eventuale moria di piante a partire da agosto 2025. Eventuali trattamenti insetticidi possono essere effettuati solo a carico delle giovani larve, utilizzando il batterio Bacillus thurgiensis nelle sue varietà e ceppi presenti in commercio. Un trattamento che però può essere effettuato solo da persone fisiche in possesso del relativo patentino, utilizzando prodotti acquistati regolarmente, registrati per la coltura e per l’insetto o la famiglia di insetti. Il trattamento va inoltre registrato nel quaderno di campagna, essendo applicabile solo a zone agricole e non ai popolamenti forestali. In caso di piante ornamentali, raccomandano gli esperti del Servizio, i trattamenti devono essere svolti da soggetti abilitati a svolgere manutenzione del verde conto terzi e in possesso del patentino. “I trattamenti contro le larve – concludono – vanno ripetuti almeno tre volte ogni 10 giorni dal momento della fuoriuscita delle larve dalle ovoplacche, deposte nell’estate precedente sul tronco con esposizione verso sud-est. In questa precoce fase di sviluppo delle larve, il trattamento con Bacillus thurgiensis può risultare efficace”.
Per ulteriori informazioni contattare il Servizio fitosanitario regionale all’indirizzo email fitosanitario@regione.umbria.it o consultare il sito regione.umbria.agricolturaservizio-fitosanitario-regionale.