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Concessioni sul Menotre: ecco le possibilità sul piatto della Regione

Ad illustrarle nella seconda commissione consiliare folignate l’assessore all’Ambiente, Thomas De Luca, che ha parlato di minimo deflusso vitale come di un “prerequisito”. Partecipato l’incontro che ha visto l’intervento di associazioni e privati cittadini

Pubblicato il 7 Settembre 2025 12:09 - Modificato il 7 Settembre 2025 12:20

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“Non demonizzo il privato, ma rimettiamo in miniera il nostro petrolio blu”. Questa in estrema sintesi la posizione dell’assessore regionale all’Ambiente, Thomas De Luca, sul rinnovo delle concessioni idroelettriche sul fiume Menotre. Un argomento di cui si è ampiamente dibattuto in occasione della seduta del 5 settembre della seconda commissione consiliare di Foligno. A convocarla erano stati i consiglieri Nicola Badiali e Pier Francesco Pinna della lista Stefano Zuccarini sindaco che, lo scorso 8 luglio, avevano presentato una mozione per chiedere la revisione delle concessioni alle centraline lungo il fiume Menotre. Un’istanza presentata per sollecitare la Regione Umbria in vista dell’imminente scadenza delle concessioni, con la prima in ordine di tempo che interesserà Serrone il prossimo 12 ottobre.

Oltre ai consiglieri e all’assessore regionale De Luca, ad occupare le sedie della sala che ha ospitato l’assise presieduta da Nicola Badiali, numerosi cittadini ed esponenti di associazioni e comitati. Tra questi Marco Novelli presidente di Legambiente Foligno e Valli del Topino che ha evidenziato come nel corso del tempo il prelievo delle centraline abbia causato danni ambientali, secche e non solo. “Nel 2020 è stato segnalato il primo episodio clamoroso, quando WWF insieme a una nostra guardia – ha ricordato Novelli – andò in loco a verificare la situazione, multando abbondantemente il soggetto proprietario della concessione. Nel corso del 2023 ci sono stati segnalati episodi gravi e come Legambiente abbiamo deciso di denunciare la prolungata assenza di acqua che ha portato al prosciugarsi del fiume e a morie di pesci. Oltre alla questione ambientale era stato riscontrato anche l’abuso edilizio, visto che erano stati fatti lavori all’interno dell’alveo del fiume senza autorizzazione. Sta di fatto – ha proseguito – che non sappiamo se queste centraline siano sostenibili o no dal punto di vista ambientale considerando le condizioni del fiume. Sarebbe necessario uno studio, come è stato fatto per il fiume Topino. Se vogliamo rigenerare la portata del Menotre dovremmo anche controllare gli usi che ne facciamo”.

Presente all’incontro anche il presidente del comitato pro Serrone Massimo Capodimonti che ha spiegato come i componenti dell’associazione non siano sfavorevoli alle centraline idroelettriche perché si parla “di energia idroelettrica rinnovabile, pulita e quindi potrebbe essere una risorsa non solo al livello locale ma anche a un piano più elevato, nazionale. Per arrivare a questo, però – ha spiegato –, bisogna soddisfare il prerequisito fondamentale del minimo deflusso vitale che permette la sopravvivenza dell’ecosistema che, nel caso del Menotre, è pari a 135 litri al secondo. Criterio che però in questo trentennio (durata delle concessioni sul fiume, ndr) è stato completamente disatteso, con gravissime ripercussioni sulla flora e la fauna. La nostra proposta – ha proseguito – è quella di soddisfare l’equilibrio tra l’ecosistema e l’apporto energetico con un intervento meccanico sulla paratoia che intercetta il fiume durante lo sbarramento. Qui si potrebbe praticare un foro, chiamato luce abbattente, in grado di garantire elevato nel tempo l’afflusso della portata minima vitale. Chiediamo poi alla Regione di esercitare controlli frequenti e sopralluoghi fisici sul territorio identificando un soggetto accreditato sul territorio che, vista la nostra presenza, potrebbe rispecchiarsi anche nel nostro comitato. Un soggetto con il quale la Regione possa interloquire costantemente. Quella – è intervenuto in conclusione – è stata la prima centralina idroelettrica nel 1922, che forniva energia agli abitanti di Serrone, appunto, e Volperino svolgendo un servizio locale. Oggi, l’energia prodotta a Serrone viene portata altrove e non c’è nessun beneficio per i paesani”.

La seconda commissione consiliare

L’assessore regionale all’ambiente, dopo aver ascoltato i numerosi interventi ha proceduto ad elencare le caratteristiche tecniche delle concessioni soffermandosi sulle varie opzioni che la Regione Umbria si prepara a prendere in considerazione in vista della scadenza della concessione idroelettrica sul Menotre, che interesserà la frazione di Serrone il prossimo 12 ottobre. “Mantenere il deflusso minimo vitale del fiume non è un’opzione, ma un obbligo di legge, è un prerequisito. In questo momento ci troviamo a dover prendere una decisione – ha detto l’assessore regionale –, considerando anche che l’introito che la Regione ha ricevuto quest’anno dall’impianto di Serrone è stato di 1.352 euro. Possiamo quindi decidere di rinnovare la concessione con eventuali correttivi, sia valutando la revisione dei canoni regionali di pagamento che di garanzia del deflusso minimo vitale, oppure possiamo non rinnovarla per motivi di interesse pubblico. I motivi di interesse pubblico possono essere due – prosegue De Luca –, il primo potrebbe riguardare il contesto cronologico e le criticità che si sono susseguite, motivi per i quali si decide di eliminare l’infrastruttura e ripristinare la situazione naturale. Mentre, nel secondo caso, si può decretare che l’interesse pubblico superiore sia quello di garantire che l’energia prodotta sia nelle mani della collettività nell’ambito di una fruizione privata. In mancanza di rinnovazione, secondo l’articolo 30 del regio decreto n. 1775 del 1933, lo Stato ha il diritto di ritenere senza compenso le opere costituite nell’alveo, sulle sponde e sull’arginatura del corso d’acqua o di obbligare il concessionario a rimuoverle e ad eseguire a proprie spese i lavori necessari per il ripristino dell’atrio, delle sponde e delle arginature alle condizioni richieste dal pubblico interesse. Nel caso in cui gli impianti rimangono nelle mani della Regione – ha concluso – l’Ente può procedere con una nuova assegnazione con una procedura di evidenza pubblica, oppure valutare insieme alle comunità locali e al Comune di Foligno una gestione che preveda che l’energia prodotta ricada direttamente sui cittadini tramite la formula della comunità energetica rinnovabile”.

Rispondendo alla domanda di un privato cittadino che ha chiesto quale fosse l’opinione dell’assessore sul tema, De Luca ha affermato di non demonizzare il privato “ma dal momento in cui abbiamo questo petrolio blu dobbiamo rimetterlo in miniera. Quantomeno deve essere riequilibrato il profitto tra privato e pubblico. Poi – ha aggiunto –, rispetto alla mia posizione politica, qualora fosse fattibile anche da un punto di vista di convenienza economica la realizzazione di una comunità energetica rinnovabile idroelettrico, andrei verso questa strada. Collegare la produzione di energia al 100% su territori interni come questi, sarebbe un vantaggio enorme. Se devo dire la mia opinione politica è chiaro che attuerei l’opzione del rinnovo”.

Nel corso della commissione sono intervenuti altri esponenti di associazioni, come Daniele Massini del comitato Pro Serrone, e privati cittadini, tra cui Giuseppe Lucidi, che, insieme ai consiglieri presenti, hanno portato varie istanze porgendo numerose domande all’assessore De Luca che ha risposto ad ogni quesito. Alla seduta della seconda commissione consiliare erano presenti i consiglieri di Fratelli d’Italia Angelo Riccioni, Gian Luigi Aquilini, Leonardo Pacini; Barbara Di Nicola, Daniela Flagiello (Forza Italia); Marco De Felicis e Mauro Malaridotto della Lega; Nicola Badiali e Pier Francesco Pinna (Stefano Zuccarini sindaco); e Federica Piermarini (Più in Alto). Presenti per la minoranza Rita Barbetti e Mario Bravi (Partito Democratico), Diego Mattioli (Foligno in Comune), Maria Frigeri per Patto x Foligno, David Fantauzzi del Movimento 5 Stelle e Mauro Masciotti (Foligno Domani).

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