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Foligno, nella chiesa di San Paolo Apostolo l’ultimo saluto a Salvatore Postiglione

Nel pomeriggio di giovedì le esequie del muratore di 56 anni ucciso con oltre 50 coltellate due settimane fa in via La Louviere. Don Giovanni Zampa: “È il tempo delle lacrime per non aver scelto la pace ma la violenza”

Pubblicato il 21 Novembre 2024 20:33 - Modificato il 22 Novembre 2024 15:32

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Una bara di legno chiaro con sopra una corona di rose rosse e una folla composta di familiari, amici e conoscenti per l’ultimo saluto a Salvatore Postiglione, il muratore di 56 anni ucciso con oltre 50 coltellate due settimane fa in via La Louviere. Non erano neanche scoccate le 14 di giovedì 21 novembre quando i presenti hanno preso posto tra i banchi della chiesa di San Paolo Apostolo, in via del Roccolo, e don Giovanni Zampa ha dato inizio alle esequie.

Tanti coloro che si sono voluti stringere attorno alla famiglia del 56enne, alla moglie e ai due figli. Molti gli amici e i compagni di scuola dei due ragazzi, vicini al loro dolore. Un dolore che don Giovanni Zampa ha ben delineato nella sua omelia. “Questo – ha detto il sacerdote – è il tempo delle lacrime. Lacrime per non aver scelto la pace ma la violenza per risolvere i problemi”. Richiamando la prima lettura ma anche il Vangelo, don Giovanni Zampa ha parlato di “un lato umano per piangere” e di “un lato divino, quello della fede, per non piangere”. “Perché – ha sottolineato – dopo questa vita ce n’è un’altra. Ciò che la violenza ci ha tolto – ha quindi proseguito – Gesù ci restituisce”.

Poi, un ricordo del 56enne. “Era un papà – ha raccontato il sacerdote – che la mattina aveva l’abitudine di affacciarsi alla finestra per fumare una sigaretta ed era un’occasione per salutarci. Ora – ha detto rivolto soprattutto ai familiari – si sta affacciando ad un’altra vita, dove non c’è più violenza ma solo pace, e da lì ci saluta”. Concluse le esequie, il feretro di Salvatore Postiglione ha lasciato la chiesa di via del Roccolo per il suo ultimo viaggio prima della cremazione, sotto lo sguardo addolorato della sua famiglia.

Intanto proseguono le indagini sull’omicidio del 56enne per determinarne il movente. Se è vero che all’appello manca anche l’arma con cui è stato compiuto il delitto, l’attenzione è però tutta per i motivi attorno ai quali è maturato. Motivi che, inquirenti e avvocati, auspicano possano venire fuori dall’analisi dei telefoni della vittima e del 17enne (a cui apparteneva anche un tablet che ora sarà sottoposto ai dovuti accertamenti tecnici) ritenuto responsabile dell’efferato omicidio.

Il giovane, lo ricordiamo, si trova attualmente nell’Istituto penitenziario minorile di Firenze, in condizioni di salute ancora molto precarie. Come raccontato, tra l’altro, dagli avvocati del minore, Samuele Ferocino e Ilario Taddei, che hanno avuto modo di incontrarlo per la prima volta solo lo scorso lunedì, senza riuscire però ad avere risposte alle loro tante domande. Quelle che serviranno ai due professionisti per costruire la difesa e agli inquirenti per mettere un punto definitivo a questa terribile vicenda. 

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