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Al “San Giovanni Battista” protesi dell’anca con innesto osseo equino

L’intervento ha riguardato un paziente umbro affetto da metallosi, curato grazie ad una soluzione innovativa e all’avanguardia ed ha coinvolto un team multidisciplinare formato da chirurgi, ortopedici, anestesisti, tecnici e non solo

Pubblicato il 15 Ottobre 2025 17:33

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Revisione di protesi d’anca con innesto osseo equino. È successo all’ospedale “San Giovanni Battista” di Foligno, presso la Struttura complessa di ortopedia dove, appunto, è stata portata a termine con successo una revisione prostetica su un paziente affetto da grave metallosi, una delle condizioni più difficili da affrontare in ambito di chirurgia ricostruttiva dell’anca.

L’intervento è stato eseguito dai medici Michele Berloco e Andrea Farneti, specialisti della struttura, e ha richiesto l’utilizzo di un innesto osseo eterologo di origine equina, tramite una tecnica all’avanguardia. Il paziente, residente in Umbria, era già portatore di una protesi totale d’anca impiantata circa vent’anni fa, ma negli ultimi mesi aveva iniziato a manifestare varie complicazioni, tra cui la presenza di metallosi, complicanza rara ma molto seria, dovuta al rilascio di particelle metalliche da protesi usurate.

“Abbiamo affrontato un caso tecnicamente molto impegnativo – ha spiegato Michele Berloco – con una qualità ossea estremamente compromessa e un rischio concreto di non riuscire a garantire un ancoraggio stabile alla nuova protesi”.

La strategia operatoria ha previsto la rimozione completa della vecchia protesi e dei tessuti necrotici, seguita da un’accurata pulizia dei residui metallici derivanti dalla metallosi. La vera innovazione è però giunta nella fase ricostruttiva: è stato utilizzato un innesto osseo equino, trattato con tecnologie avanzate per garantire biocompatibilità e capacità osteoinduttiva.

L’utilizzo di ossa equine è una soluzione biologica che, negli ultimi anni, ha dimostrato eccellenti risultati in chirurgia ortopedica ricostruttiva, grazie alla sua capacità di integrazione con il tessuto osseo umano.

“La scelta dell’innesto equino – prosegue Berloco – ci ha consentito di evitare prelievi ossei autologhi, che avrebbero comportato ulteriori traumi chirurgici, e al contempo ha offerto una matrice osteoconduttiva ideale per sostenere l’osteointegrazione della nuova protesi, permettendo al paziente una deambulazione con carico relativamente precoce già a poche settimane dall’intervento”.

Il decorso post operatorio del paziente, come specificato dall’azienda sanitaria, è stato regolare e il percorso riabilitativo è iniziato al reparto grazie all’impegno delle fisioterapiste della struttura Ortopedica e già dopo una settimana dall’intervento, il paziente è stato in grado di sostenere il carico parziale sull’arto operato; successivamente alla dimissione il paziente ha proseguito il recupero funzionale presso il Centro SCRIN di Trevi, struttura specializzata in riabilitazione ortopedica post-operatoria ad alta intensità. Gli utlimi controlli radiografici, hanno inoltre confermato la buona tenuta dell’innesto e il corretto posizionamento della nuova protesi.

L’intervento, durato circa tre ore e mezza, ha coinvolto un team multidisciplinare composto da chirurghi, ortopedici, anestesisti, tecnici di sala operatoria e personale infermieristico altamente specializzato. Fondamentale anche il contributo dell’équipe di radiologia per la pianificazione preoperatoria e del laboratorio di anatomia patologica, che ha confermato la diagnosi di reazione da metallosi con necrosi dei tessuti molli circostanti.

Ad esprimere soddisfazione per la buona riuscita dell’operazione anche la presidente della Regione Stefania Proietti che ha sottolineato come l’intervento dimostri “come nelle strutture pubbliche sia possibile realizzare procedure complesse con risultati eccellenti, grazie all’integrazione tra competenze specialistiche e tecnologie avanzata. Esprimo il mio ringraziamento – ha concluso – a tutti delle fisioterapiste della struttura Ortopedica e già dopo una settimana dall’intervento, il paziente è stato in grado di sostenere il carico parziale sull’arto operato; successivamente alla dimissione il paziente ha proseguito il recupero funzionale presso il Centro SCRIN di Trevi, struttura specializzata in riabilitazione ortopedica post-operatoria ad alta intensità”.

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