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Le donne si ribellano alla violenza: a Spoleto funziona il Punto d’ascolto

Pubblicato il 21 Gennaio 2016 15:35 - Modificato il 5 Settembre 2023 21:45

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Denunciare azioni violente da parte di mariti e fidanzati (e non solo) fa ancora molta paura alle donne. E testimonianza ne è anche il quadro generale che emerge dal consuntivo stilato da quella associazione che a Spoleto, e nel suo territorio, raccoglie le istanze di tutte quelle donne in difficoltà che decidono di chiedere aiuto attraverso lo Sportello d’Ascolto, ovvero Donne contro la guerra. Anche se non tutte le donne che contattano la sede dell’associazione, iniziano poi il percorso che le porta fuori da una situazione di violenza diventata insostenibile. Sì, perché tra le 29 donne che hanno telefonato al Punto d’Ascolto di Donne contro la guerra della presidente Marina Antonini, soltanto meno della metà hanno proseguito i propri intenti. Certo è che i numeri di un anno di attività del Punto d’Ascolto di Spoleto sono a dir poco impressionanti per un territorio, sì, un po’ più vasto rispetto al solo spoletino, ma che comunque non così tanto da giustificare le 29 donne, di età media tra i 40 e 50 anni (anche se pare ce ne siano pure più giovani) vittime di mariti e fidanzati violenti e che hanno deciso anche solo di approcciarsi con gli organi preposti a tendere loro la mano. Il triste, ma anche preoccupante, consuntivo, dice infatti che da gennaio 2015 a oggi le donne che hanno soltanto telefonato anche solo per chiedere informazioni sulle procedure di sostegno sono state 15, mentre 14 sono coloro che sono state accolte ai colloqui. Di queste ultime, 4 hanno usufruito di percorsi di sostegno psicologico, 3, oltre ai colloqui, hanno avuto sostegno per la denuncia, percorso legale, rapporti con le istituzioni e servizi sociali. Un altro dato che va in controtendenza rispetto agli stereotipi di sempre, è che “la maggior parte delle donne che hanno solo chiamato sono italiane, e anche tra quelle accolte, 6 sono straniere e 8 nostre connazionali”, spiega Marina Antonini. Anzi “ho trovato molta più determinazione nelle donne straniere – prosegue la presidente – mentre tra le italiane c’è molta più remora nell’affrontare quello che è comunque un percorso difficile. Alcune, al telefono, hanno chiesto informazioni sul servizio oppure hanno voluto semplicemente parlare. E in altre circostanze sono stati addirittura i parenti a chiamare per chiedere informazioni sul nostro servizio”. E allora, forse porre più attenzione a un fenomeno che riempie le cronache di tutti i giorni, sarebbe quanto mai opportuno. Soprattutto perché “i tempi per dare giustizia a queste donne, sono sempre molto lunghi – dice Marina Antonini – e, si sa, il tempo gioca un ruolo fondamentale per far si che le donne vittime di violenza proseguano nel loro percorso per uscire da una situazione non più sostenibile per loro”. L’associazione Donne contro la guerra “desidera ringraziare quanti nell’anno appena trascorso hanno sostenuto il Punto d’Ascolto per donne vittime di violenza e maltrattamenti – conclude la presidente – e cioè a Fondazione Mina e Cesare Micheli, la Coop Centro Italia e il Rotaract Spoleto. Con il loro prezioso aiuto abbiamo potuto accompagnare alcune donne nel loro difficile percorso di uscita dalla violenza anche attraverso un sostegno psicologico”. Il Punto d’ascolto è attivo il lunedì dalle 16 alle 18 e il giovedì dalle 10,30 alle 12,30, e comunque le operatrici rispondono al numero 345 3667048 e all’indirizzo donnecontrolaguerra@hotmail.com.

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