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Vinitaly 2015: l’Umbria si racconta. PHOTOGALLERY

Pubblicato il 23 Marzo 2015 20:21 - Modificato il 6 Settembre 2023 00:38

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Al via la 49esima edizione del Vinitaly a Verona. L’Umbria, anche quest’anno, partecipa attivamente con 36 aziende, consorzi di tutela dei vini di Torgiano, Colli del Trasimeno e Montefalco e con 30 aziende con stand propri all’interno di Veronafiere. Un’opportunità unica per far conoscere il territorio e le eccellenze, promuovere il vino ed incrementare rapporti commerciali anche con i Paesi esteri. Due Docg, tredici Doc e 6 Igt all’interno del padiglione 8: uno stand verde come la verde Umbria, accompagnata dalle fotografie del territorio, per far conoscere i vigneti, il patrimonio storico, culturale ed enogastronomico di una regione fiore all’occhiello della produzione di vini di qualità. SAGRANTINO PROTAGONISTA – “Oltre a dare l’immagine della viticoltura umbra, che è una delle più importanti del centro Italia, la presenza dell’Umbria all’interno di Vinitaly è fondamentale- ha sottolineato il produttore Lodovico Mattoni, della Cantina Terre de’ Trinci-. Basta guardare ai vini come il sagrantino, fiore all’occhiello della viticoltura umbra e italiana. Questo vino, che ha avuto negli anni ’80 il suo exploit, ha ottenuto nel tempo l’apprezzamento di esperti e consumatori. Infatti, attualmente se ne producono 3 milioni di bottiglie su 600 ettari di coltivazione. Nonostante questo- ha aggiunto- si ottiene un vino impegnativo, che ha bisogno di affinamento in botte per il suo carattere iniziale un pò duro e che, per essere ammorbidito, ha bisogno di tempo riuscendo comunque ad esprimere tutte le sue potenzialità anche dopo 20/30 anni. Purtroppo- ha aggiunto Mattoni- il viticoltore umbro è autonomo e non accetta a riunirsi per fare promozione. Questo, secondo me, è un grosso handicap per la viticoltura della nostra regione perchè oggi, in un mercato globalizzato, la grande distribuzione vuole i numeri. E se tu non gli dai i numeri, la grande distribuzione ti snobba e non acquista. Bisogna fare sistema per aumentare la nostra competitività, perchè la qualità non manca”. TECNOLOGIA – Dunque, le potenzialità ci sono. Ma è importante anche porre l’attenzione allo sviluppo tecnologico in un settore storico come quello vitivinicolo, unendo tradizione ad innovazione. “Da agronomo dico che è importante l’attenzione in vigna- ha dichiarato Eugenio Ranchino della cantina Cardeto di Orvieto- ma lo è anche la tecnologia in cantina, soprattutto per i vini bianchi. La nostra è un’azienda storica, che nasce nel ’49, e ha sempre lavorato con vini bianchi che si producono da uve integre con tecnologia di cantina perfetta. Quindi, la tradizione è il modo di coltivare i vigneti e i vitigni autoctoni del territorio, che vanno tutelati e riscoperti, senza abbandonare la tecnologia. La nostra zona di Orvieto- ha aggiunto- ha geologicamente, tre distretti: quello del vulcanico, quello delle argille bianche del piocene e quello delle sabbie marine, dove sono stati ritrovati anche resti fossili di conchiglie, le quali conferiscono al vino tutta la sua tipicità, che va riscoperta, studiata e tutelata”. RIVOLUZIONE “VERDE” – Al Vinitaly, particolare considerazione alla tecnologia senza tralasciare l’importanza e la tutela dell’ambiente. “Negli ultimi anni- ha dichiarato Mattia Dell’Orto, responsabile del settore ricerca e sviluppo della cantina Arnaldo Caprai- la nostra azienda si è interessata alla green economy e ad un progetto che in particolare si chiama “Montefalco 2015: the New Green Revolution”, nato nel 2008 e che ha coinvolto altre 7 cantine importanti del territorio. L’obiettivo è la messa a punto di un protocollo di produzione sostenibile che nel 2013 è stato certificato da CSQA e, ad oggi, è uno dei primi protocolli nazionali di sostenibilità in viticoltura. Si unisce così tradizione ad innovazione- ha aggiunto Dell’Orto- perchè il sagrantino è un vitigno autoctono importantissimo, presente a Montefalco da molti secoli, da sempre oggetto di una grande spinta innovativa che continua ancora oggi e che ha permesso al sagrantino di diventare un vitigno autoctono italiano riconosciuto ormai in tutto il mondo”. DA TRENTO A BEVAGNA – L’Umbria è stata anche scelta da produttori di altre regioni come zona di eccellenza per la produzione di vini di qualità. Esempio di punta è la famiglia Lunelli di Trento, che produce Ferrari da generazioni: “Dopo circa 110 anni di storia trentina, abbiamo deciso di allargare i nostri orizzonti e abbiamo quindi ispezionato e cercato in Italia grandi territori che potessero generare dei vini importanti- ha dichiarato Alessandro Lunelli della Tenuta Castelbuono- e ci siamo innamorati dell’Umbria. In questa regione c’è un vitigno autoctono unico al mondo che è il sagrantino che racchiude, all’interno del panorama enologico della regione, un’unicità. Innamorati quindi del sagrantino- ha aggiunto Lunelli- abbiamo scoperto l’Umbria e ci siamo innamorati. Da lì è nata l’idea anche di creare questo grande progetto della Tenuta Castelbuono di Bevagna, da cui poi, dopo essere nato un progetto enologico, è nato anche un progetto artistico, rappresentato dal Carapace realizzato dal maestro Arnaldo Pomodoro”. VINO E SALUTE – Ma il vino è anche legato al benessere e alla qualità, facendo del binomio ‘vino-salute’ una delle nuove frontiere della produzione umbra. “L’idea nasce dal fatto che quando ero bambino le nostre cure erano dettate anche dal vino- ha dichiarato Luciano Cesarini della cantina Signae di Bastardo- infatti, come ricostituente, dopo le malattie infantili, i nostri avi mischiavano l’uovo battuto con il sagrantino passito, insieme ad un piccolo tocco di parmigiano. All’epoca i prodotti farmaceutici e la chimica di sintesi funzionavano meno. Visti i risultati, sono più che soddisfatto e oggi vorrei riproporre gli stessi prodotti, unendo il vino alla salute, per dare una qualità della vita migliore con meno chimica di sintesi”. L’AIS – Verona rappresenta anche una vetrina importante per i vini locali umbri di grande, media e piccola produzione, permettendo ai produttori di farsi conoscere a livello nazionale e non solo. Il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Antonellp Maietta, ne ha sottolineato l’importanza dicendo che “l’Italia è il primo Paese che produce vino al mondo ed è chiaro che per noi sommelier è un elemento significativo. L’Umbria, in questi ultimi anni, si è sdoganata dall’idea di un concetto di beva un pò banale, di beva semplice, per accreditarsi agli occhi dei consumatori, anche di quelli più esperti, come una regione che produce livelli di eccellenza particolari. E sopratutto oggi, che c’è una ricerca molto elevata di originalità- ha sottolineato- l’Umbria è una delle regioni italiane che riesce ad esprimere questo aspetto, con vitigni curiosi, interessanti e soprattutto originali”. Bere bene è sicuramente importante, ma lo è ancora di più farlo in maniera consapevole. “Il ruolo dell’Ais è semplicissimo- ha dichiarato Sandro Camilli, Presidente dell’Associazione Italiana Sommelier dell’ Umbria- organizzare formazione a tutti gli effetti. E il Vinitaly è un’occasione imperdibile per fare raccordo tra i giovani (corsisti e non solo) e il mondo del vino. La formazione è soprattutto rivolta a far conoscere il vino- ha aggiunto Camilli- perchè prima bisogna conoscere il vino e poi ‘i vini’. Il mestiere del sommelier è un mestiere a tutti gli effetti, del quale noi siamo assolutamente orgogliosi e uno dei principali obiettivi della nostra scuola è quello di formare figure professionali sempre più qualificate, avvicinando i giovani al mondo del vino per cercare di formarli e rivolgerli soprattutto ad un bere consapevole”. LARGO A GIOVANI – Vinitaly è anche l’occasione per conoscere i nuovi giovani produttori ed sperti di settore, da esempio per tutti coloro che si vogliono avvicinare a questo mondo non solo come consumatori. “La mia avventura è iniziata nel 2000, quando in famiglia si discuteva se vendere o meno i nostri vigneti che appartenevano a mio nonno e prima al mio bisnonno- ha raccontato la giovane produttrice Elena Fucci dell’omonima cantina della Basilicata- e ho deciso di intraprendere questa strada. E’ una scelta che ancora ad oggi rifarei nonostante non esistano sabati nè domeniche. Ci vuole sicuramente coraggio, follia, passione….e anche molta fortuna!”. Esperienza condivisa anche dalla giovane enologa pugliese che ha studiato all’Università di Perugia, Valentina Ciccimarra: “vengo da una famiglia dove il vino si faceva e nella quale il vino è sempre stato presente. Ho studiato presso l’Università di Perugia, viticoltura ed enologia, e il mio consiglio ai ragazzi che volessero intraprendere questo percorso è di intraprendere i propri studi seriamente e seguire la propria passione. Il mondo del vino è in continua evoluzione, è dinamico, ma è anche un lavoro che ti impegna 365 giorni all’anno e credo che si debbano avere le giuste motivazioni”. Uno spaccato di realtà Umbra che da 49 anni partecipa attivamente ad una manifestazione internazionale, realtà importante per un settore in continua evoluzione, fondamentale per l’economia del territorio, per il turismo e, sicuramente, sinonimo di passione, crescita e coraggio.

 

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