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Ex Merloni, il futuro in due settimane. I sindacati: “La situazione rischia di diventare tragica”

Pubblicato il 12 Maggio 2015 15:55 - Modificato il 6 Settembre 2023 00:11

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A 15 giorni dalla sentenza della Corte di Cassazione sulla vertenza della Ex Merloni, le rsu dell’azienda insieme alle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, hanno voluto far sentire la loro voce. Riunite martedì mattina in conferenza stampa, i sindacalisti hanno sottolineato come ad oggi siano molteplici le questioni ancora in bilico, relative a quella che è la più grande e antica vertenza della regione. Nessuna novità per il momento sull’accordo di programma – che prevede l’erogazione di 35 milioni di euro per il rilancio economico della fascia appenninica – su cui la conferenza Stato-Regioni avrebbe dovuto decidere già a febbraio. Altra partita ancora aperta è quella sull’accordo raggiunto tra Giovanni Porcarelli e gli istituti di credito – in cui il Governo ha giocato il ruolo di arbitro – che prevede di lasciare all’imprenditore l’utilizzo di 55mila metri quadri dello stabilimento di Nocera. La firma sull’accordo da parte della proprietà sembrerebbe però legata all’erogazione di un credito di circa 20 milioni, chiesto per il rilancio dell’attività. Nel caso in cui, inoltre, il 26 maggio la Cassazione confermi le precedenti sentenze, la JeP tornerà in amministrazione straordinaria e il gruppo Porcarelli chiederà indietro i 12 milioni pagati, decretando di fatto la chiusura dell’azienda. Non mancano, infine, le preoccupazioni legate alla scadenza, il prossimo 31 dicembre, del quadriennio della cassa integrazione straordinaria chiesta dalla JeP. Da qui l’appello dei sindacati. CGIL – “Il nostro è un grido di allarme verso le istituzioni, il territorio e verso il ministero – ha affermato Simone Pampanelli di Fiom Cgil – perché questa vicenda non può naufragare in questo maniera. C’è bisogno di attenzione, di sforzo e di passione di tutti quanti per risolvere una situazione che sta rischiando di diventare tragica”. Sindacati, di fatto, estromessi dalle trattative a tre, e pronti ad accettare solo soluzioni concrete. CISL – “Siamo preoccupati che la sentenza possa dare ulteriore parere negativo gli aspetti saranno imprevedibili e nefasti. Si rischia che tutto torni in mano ai commissari che di fatto hanno sbagliato clamorosamente il compito che era stato loro assegnato. – ha sottolineato Adolfo Pierotti della Fim Cisl – Se negli incontri bilaterali, nei quali i sindacati non siamo stati coinvolti, si proporrà di sacrificare uno stabilimento, ci opporremo perché c’è in gioco il futuro di 350 lavoratori. Se ci verrà proposto un piano con soli ammortizzatori sociali non lo accetteremo, potremmo invece considerare un piano che preveda innanzitutto lavoro e solo eventualmente gli ammortizzatori”. Una vertenza sulla quale, lamentano i sindacati, è mancata una regia chiara nella trattativa. “Di fronte allo scenario più pessimista che potrebbe delinearsi – sottolineano le sigle – i sindacati non saranno disposti ad accettare nessuno scarica barile da parte di coloro che avrebbero dovuto giocare un ruolo da protagonisti per trovare una soluzione alla vertenza”.

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