Un’indagine archeologica volta a scoprire reperti antichi. È quella che ha avviato in questi giorni il Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo in piazza Mario Salmi a Spoleto, sul lato della basilica di San Salvatore. Lo scavo di archeologia preventiva, condotto sotto la direzione scientifica della professoressa Letizia Pani Ermini e del professor Ermanno Arslan, durerà per cinque settimane ed interesserà un’area – dove sorge la basilica – che aveva destinazione funeraria già in età romana. Ad ogni modo, i visitatori potranno continuare ad accedere alla basilica sia dal lato di piazza Salmi che dall’ingresso principale, lato cimitero monumentale. La chiesa di San Salvatore rappresenta – è bene ricordarlo – una grande ricchezza per Spoleto e non solo. Dal 25 giugno 2011, infatti, è patrimonio mondiale dell’UNESCO, come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Secondo il grande storico spoletino Giuseppe Sordini quello in questione è il maggiore monumento della città dell’antichità. Di probabile origine funeraria, venne inizialmente dedicata ai martiri Concordio e Senzia. In un documento benedettino dell’815 la basilica risulta intitolata a San Salvatore, un cambiamento molto probabilmente da attribuire all’intervento dei duchi longobardi, per poi essere citato, successivamente, come Monasterium Sancti Concordii. Nel Cinquecento sulle pareti interne dell’abside vennero realizzati alcuni affreschi che richiamavano il culto del Crocefisso, da cui derivò la nuova denominazione di chiesa del Crocefisso. Ma a partire dal Novecento, dopo importanti lavori di restauro, la basilica ha ripreso definitivamente l’attuale denominazione di San Salvatore.