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Ancora tutto fermo per l’ex Merloni

Pubblicato il 24 Settembre 2015 16:39 - Modificato il 5 Settembre 2023 22:59

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La lunga vertenza dei lavoratori della Ex Merloni non sembra avere fine. A pochi giorni dalla scadenza dell’ammortizzatore sociale, il 12 ottobre, per i 600 lavoratori in mobilità ancora non si è arrivati ad alcuna soluzione ne per quanto riguarda gli ex lavoratori Merloni ne per i 700 riassorbiti dalla JP Industries di Giovanni Porcarelli. Lo scorso 10 settembre al Ministero dello Sviluppo Economico, è stato convocato un tavolo alla presenza dei rappresentanti delle Regioni Marche ed Umbria, della società JP Industries e delle banche creditrici dell’ex Antonio Merloni. Due gli argomenti principali dei quali si è parlato durante il vertice: la controversia legale tra gli istituti bancari e l’imprenditore Porcarelli, per la quale si attende in autunno la sentenza della Corte di Cassazione e la concessione di finanziamenti alla JP Industries per il proseguimento del progetto industriale. L’incontro si è concluso con la decisione di convocare due tavoli specifici il primo atto a trovare un intesa tra Porcarelli e le banche prima del pronunciamento della Cassazione e il secondo volto a valutare la finanziabilità del progetto industriale della JP. Niente di concreto, insomma, e il sindacato sembra sempre più sconfortato. “Al momento non c’è alcun accordo – ha sottolineato Luciano Recchioni di Fiom-Cgil – sul tavolo ci sono ancora tutte le ipotesi che avevamo anche a luglio, come la possibilità di dare alla JP un pezzo dello stabilimento ed altri accordi raggiunti tra il Governo e le banche, però – aggiunge Recchioni – Porcarelli in quell’occasione aveva la necessità di ottenere un credito, addirittura un prestito, per continuare la sua attività. Siccome su questo ultimo punto al momento ci sono delle tensioni ci troviamo ancora una volta in una situazione di stand by”. E sia per i lavoratori in mobilità che per il pronunciamento della Cassazione non sembra ci siano grosse speranze. “Per quanto riguarda la mobilità non abbiamo davvero alcuna prospettiva  – chiarisce il sindacalista – non so se il Governo tirerà fuori qualche coniglio dal cappello ma pensare che possa essere prorogata, al momento, ci sembra impossibile. L’unica cosa positiva, da quello che ci hanno riferito, è che in Umbria da 600 lavoratori in mobilità siamo passati a 450. Dalla sentenza della Cassazione – conclude Recchioni – noi come sindacato non ci aspettiamo niente di positivo”.

 

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