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Betori-Flores D’Arcais, dibattito sull’aborto: “Il rispetto viene dalla franchezza”

Pubblicato il 15 Aprile 2016 08:35 - Modificato il 5 Settembre 2023 20:47

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Rita Levi Montalcini affermava che la scienza ha un’etica perché essa è di per sé ricerca della verità e questo è già un principio etico. “Onestà ed obiettività sono alla base della scienza così come dell’etica” sentenziò la scienziata durante uno dei tanti interventi di recupero degli “stati di crisi” nei rapporti tra entità laiche, religiose e scientifiche. Cosa avrebbe detto ieri ascoltando il moderato confronto tra il filosofo e ricercatore Paolo Flores d’Arcais ed il cardinale, arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori? L’eterna contrapposizione tra scienza e fede che ha da sempre creato incomprensioni e frizioni, oggi sembra sopita nella pacata, anche se convinta espressione delle proprie posizioni da parte delle due personalità. Lo confermano le prime parole del professor D’Arcais che sentenzia “tra credenti e non credenti il rispetto reciproco non sta nella diplomazia, ma nella franchezza, nella possibilità di parlare senza timore né reticenza”. Il filosofo è sempre stato un accanito sostenitore di una sharia atea e di una sottomissione della religione al laicismo, soffermandosi sul profondo significato laicistico di democrazia. D’Arcais parte dal presupposto che la “presenza” di Dio in pubblico interferisce con il sovrano potere dell’uomo “o l’esilio di Dio dall’intera sfera pubblica, o l’irruzione del Suo volere sovrano – dettato come sharia – in ogni fibra della vita associata. Ecco perché è inerente alla democrazia l’ostracismo di Dio, della sua parola e dei suoi simboli, da ogni luogo dove protagonista sia il cittadino. Al credente restano i luoghi di culto e la sfera privata”. Le religioni compatibili con la democrazia, quindi, sono quelle che hanno esiliato Dio dalle vicende e dai conflitti della cittadinanza, sono religioni sottomesse che “scindono l’obbedienza personale ai comandamenti divini e la doverosa promozione della libertà di ciascun altro di violarli”.”Ogni legge occidentale sull’aborto, ad esempio, non costringe nessuna donna. Mai. La lascia libera di scegliere”. “L’imposizione del punto di vista del credente attraverso una legge costringe invece il non credente, cui è precluso di fare ciò che il papa ritiene peccato”. “Nella città non c’è spazio – dice Flores – per due sovranità, o quella del cittadino o quella di Dio”. Il cardinale Betori, altrettanto fermamente, ribadisce “la fede cristiana non vuole imporre delle regole alla società in nome della fede, ma offre degli stimoli di riflessione su cui, in libertà, la democrazia decide. Perché i cattolici dovrebbero essere così minorati da costituire gli unici esclusi dal portare le ragioni non di fede? Quello che si mette in campo è rappresentato dalle ragioni”. “Le ragioni di Dio non sono contrarie alle ragioni dell’uomo, non agire secondo ragione – dice il Logos -, è contrario alla natura di Dio. Questo significa che l’essere logos, cioè ragione, razionalità ma anche Parola, è costitutivo di Dio. Perché le ragioni dei cattolici non sarebbero degne di stare nel dibattito pubblico non come ragioni di fede ma semplicemente come ragioni? Ricordiamo che ci sono fronti della difesa dell’uomo sui quali la Chiesa ha poco da imparare. In particolare, credo, che la società debba sempre difendere la persona umana soprattutto quando è più debole. Non considerando, quindi, l’embrione solo come un conglomerato di cellule, ma già essere umano – afferma con convinzione il cardinale – deve essere protetto”. “La difesa dei deboli equivale alla difesa dell’unico vero potere di cui dispone il povero, la voce della coscienza morale, un potere che è più forte di tutti i potenti di questo mondo. La forte difesa della creatura, non ancora nata, acquista anche valore di ‘simbolo’, nel senso più alto del termine, è il richiamo della verità e della fedeltà alla verità come superiore ad ogni cambiamento culturale”. “La negazione del valore della vita umana, quale si ha nella legittimazione dell’aborto, è la corruzione totale della sorgente stessa del sociale umano, in quanto e perché è il rifiuto dell’uomo a riconoscere la sua verità stessa”. “Detto questo la Chiesa non rinuncia alla scienza, anzi esistono scienziati credenti e non credenti, ma soprattutto persone che non hanno rinunciato né alla fede né alla scienza”.

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