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Ultimo viaggio a Castelluccio, il paese dove non c’è più nessuno

Pubblicato il 10 Novembre 2016 15:50 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:50

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Sono passati ormai dieci giorni dal terribile terremoto del 30 ottobre e la vita sembra essersi fermata a quei secondi interminabili di scossa tellurica. Il terremoto numero 3 (così è chiamato dai tecnici) ha come simbolo la piazza di San Benedetto di Norcia, ma è nella perla dell’Umbria che c’è il dolore più grande. In quella Castelluccio così amata da tutto il mondo per le sue eccellenze e per la sua unicità. Le strade non esistono più. Gli animali ormai evacuati, la piazzetta con le sue tipicità è vuota e soltanto il Soccorso Alpino Speleologico Umbro riesce a traghettare abitanti e tecnici verso l’amato borgo. La redazione di Rgunotizie.it racconta il viaggio e il supporto donato dal Soccorso Alpino Speleologico Umbro al popolo di Castelluccio. Il viaggio all’interno del Defender del Soccorso è un viaggio attraverso l’anima dei monti Sibillini. Si percorrono tutti i paesi frustati dalla furia del sisma fino ad arrivare alla parte selvaggia di quei luoghi, quella montagna così silenziosa ma ferita al proprio interno che sembra voler urlare il proprio dolore ogni secondo. “La mattina del 30 ottobre abbiamo immediatamente compreso la gravità della situazione – racconta Matteo Moriconi, vicepresidente del Soccorso Alpino Speleologico Umbro – ogni collegamento per la piana e per il paese era totalmente danneggiato, i soccorsi non potevano arrivare al paese e il nostro intervento era vitale. Abbiamo, da subito, creato un nuovo percorso con il Gps per arrivare a Castelluccio e da quel momento non ci siamo più fermati”. La neve è arrivata anche in quei posti e ovviamente non rende facile i trasporti, quasi due ore di viaggio tra sali e scendi, all’interno dei boschi con massi staccati dalle pareti e crepe lungo la strada. “Dal 30 ottobre ci siamo ritrovati a fornire innanzitutto i beni primari per gli abitanti di Castelluccio, le medicine e il cibo in primis in quanto erano completamente sforniti di viveri inoltre una squadra nella mattinata del sisma ha estratto una signora che era rimasta sotto le macerie. Il lavoro del Soccorso Alpino Speleologico è stato costante ogni giorno non solo per Castelluccio ma anche per tutte le frazioni di montagna irraggiungibili con i mezzi consoni; nelle primissime ore dopo il 30 ottobre sono stati impiegati quasi 150 soccorritori provenienti anche dalle regioni limitrofe dell’Umbria (Emilia Romagna e Lazio), la sala operativa era reperibile h24, per poter fornire il servizio in maniera costante. Dopo aver smaltito l’emergenza primaria, si sono succeduti 50 soccorritori del distaccamento della Regione Umbria. “Le ultime operazioni che abbiamo fornito sono state quelle del supporto agli allevatori per quanto riguarda la transumanza. Le vacche e i vitelli non volevano lasciare Castelluccio, ogni qualvolta superavano il Pian Grande si ritornavano indietro come se non volessero lasciare quella terra quindi abbiamo aiutato i castellucciani a percorrere quasi venti chilometri come nelle vecchie tradizioni della transumanza”. Alla domanda qual è stato il ricordo più forte dalla scossa del 30 ottobre, Matteo Moriconi risponde: “Senza dubbio oggi (9 novembre ndr) ho avuto la sensazione peggiore, con l’ultimo accompagnamento, quello di Diego per riprendere il suo trattore abbiamo lasciato Castelluccio in balia del suo destino: da oggi abbiamo temporaneamente messo un punto su questo luogo e questo fa male da morire”.

 

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