8.9 C
Foligno
giovedì, Gennaio 23, 2025
HomeCulturaDisintossicare la società dalla digitalizzazione: la missione dello spoletino Carciofi

Disintossicare la società dalla digitalizzazione: la missione dello spoletino Carciofi

Pubblicato il 23 Marzo 2017 14:33 - Modificato il 5 Settembre 2023 17:48

Tienimi informato

Rimani sempre aggiornato sui fatti del giorno

Ultimi articoli

Federico Cherubini è il nuovo amministratore delegato del Parma

Per il dirigente folignate un altro prestigioso incarico dopo quelli con la Juventus che inizierà il prossimo 27 gennaio

Foligno, parcheggi gratuiti anche nel prossimo fine settimana

In occasione della festività del patrono una delibera comunale prevede la possibilità di non pagare le strisce blu in centro nel tardo pomeriggio

Filippo Bonacini vince il Self M-Aid Award della Fondazione Carlo Mendozzi

Il riconoscimento è dedicato ai giovani imprenditori che si sono distinti per idee e progetti innovativi nei settori della gelateria e della pasticceria promuovendo l'inclusione lavorativa. Tra I premiati anche Suor Miriam D’Agostino di Bastia Umbra

Una missione importante quella dello spoletino Alessio Carciofi: disintossicare la società dalla digitalizzazione. Il suo volume “Digital Detox”, presentato venerdì scorso a Spoleto, vuole far riflettere su come l’essere sempre connessi faccia nascere problematiche sociali, psicologiche, con conseguenze anche per la salute. “Il volume nasce a Monteluco – afferma Carciofi, laureato in economia del turismo ed esperto consulente in marketing turistico/innovativo – dove ho spento il cellulare e mi sono fermato a riflettere lontano da tutto. Giunto all’apice della mia carriera professionale ho osservato come la tecnologia stia cambiando le nostre vite e, coadiuvato da un team di esperti, da sociologi, psicologi, neuropati, ho analizzato il fenomeno dell’‘always on’”. Un fenomeno che, nell’era della digitalizzazione, ha modificato radicalmente il modo di pensare, di esprimere le proprie opinioni e di socializzare, riducendo le distanze, favorendo la comunicazione e cambiando il modo di lavorare, ma che ha portato con se anche aspetti negativi. “L’abitudine ad essere costantemente connessi, dalla mattina quando ci si sveglia, fino a poco prima di addormentarsi – sottolinea Carciofi – è una vera e propria dipendenza, che fa dello smartphone, ad esempio, il fine e non più il mezzo, con ripercussioni trasversali che vanno dai più giovani agli anziani”. I ‘millennials’, ovvero coloro che sono nati con l’avvento dello smartphone, sono più consapevoli. Noi, invece, abbiamo avuto una vera e propria infatuazione”. Tutto questo è correlato di dati. Ad esempio, come spiegato dall’autore, il 96 per cento dei manager è affetto da esaurimento nervoso proprio perché “non staccano mai”. Altre patologie riconosciute come la “Fomo”, acronimo di “fear of missing out”, affligge moltissime persone proprio per questa “paura di perdersi qualcosa che sta accadendo”, o che “ci sia sempre qualcosa di più importante che assolutamente non si può perdere”. Poi c’è la “nomofobia”, la paura di restare senza connessione, senza 4G o con la batteria scarica, che crea veri e propri attacchi di panico, dall’aumento della sudorazione al respiro affannoso nei casi più gravi. Altra patologia è il comportamento disfunzionale di controllare costantemente il telefono, dalle mail ai social. Si attesta ad esempio che di media le persone controllino dalle 180 alle 220 volte al giorno lo smartphone, o il “vamping”: il restare fino a tarda notte connessi e con il telefono acceso, recando insonnia e disfunzioni comportamentali. Poi ci sono i risvolti sociologici, come spiega Carciofi, legati al “narcisismo digitale”, ovvero “la meta narrazione di sé, il trasmettere quello che non siamo o che vorremmo essere, mercificando la nostra anima”. “Quando vediamo un tramonto – spiega – lo stiamo interiorizzando, ci stiamo godendo l’emozione e l’esperienza o lo stiamo solo archiviando in un Cloud?”. Un libro ricco di spunti che, come spiega l’autore, parte dall’analisi di uno spaccato di società che è a lui più vicino, quello manageriale di chi lavora nelle aziende, e che gli ha dato modo di analizzare anche i risvolti economici non sempre positivi della dipendenza digitale. “E’ importante considerare il benessere delle persone affette da questi disturbi, anche perché la persona insalubre ha un costo maggiore per l’azienda. Le nuove tecnologie hanno inoltre diminuito la produttività e la creatività – aggiungendo che – il ‘multitasking’ (il saper fare più cose insieme e contemporaneamente) non indica una maggiore produttività ma un dispendio di concentrazione ed energie preziose”. La mente, infatti, impiega 24 minuti per raggiungere la concentrazione ottimale su quello che si stava facendo e si è lasciato per un’altra attività. Per Carciofi il rimedio è focalizzarsi su quello che si sta facendo, dedicando il giusto tempo e le giuste energie alle cose. Lo chiama “Digital felix”, dando nel libro le linee guida per recuperare ciò che si è perso e ciò che si sta perdendo, ragionando sull’essenziale e non sull’urgente. La giusta via, secondo l’autore, per raggiungere una vera e propria “indipendenza personale”, lontano dalla dipendenza digitale.

Articoli correlati