Nei paesi di montagna la Via Crucis è una tradizione molto viva, mesi di preparazione per un rito tra i più antichi. Quella di Colfiorito è senza dubbio tra le più suggestive che si possano vivere. Il silenzio assordante delle vie è spezzato dalla fatica dei peccatori incappucciati con catene ai piedi, dai canti delle vedove e dal rumore delle fiaccole al vento. Il trasporto dei cittadini in piccole comunità come quella di Colfiorito è totale e in questo modo riesce a coinvolgere a 360° anche i fedeli che vengono da fuori. Nella nottata del 14 aprile c’è stato un buonissimo afflusso di persone che si sono riversate nelle vie della città ad assistere alla processione, modificata nel suo tragitto in quanto parte del centro di Colfiorito è impegnato da alcuni lavori. La nottata è stata con una temperatura ottima, non particolarmente freddo e un cielo sgombro di nuvole che hanno riscaldato gli animi di tutti i presenti. A differenza delle altre processioni, quella di Colfiorito, che nasce addirittura nel Medioevo, è a carattere penitenziale e prevede appunto la partecipazione dei penitenti incappucciati, che trascinano scalzi e incatenati per tutto il percorso la croce sulle spalle; i crociari che invece sostengono delle croci rivestite di carta illuminate al loro interno con delle candele e infine gli appartenenti alla Confraternita. A contorno in processione ci sono le vedove, un centurione romano e coloro che trasportano il Cristo morto. Tutto realizzato nel silenzio più assoluto spezzato soltanto dal Miserere e lo Stabat Mater intonato durante il tragitto. Insieme al parroco del paese Don Carlo Maccari presente anche il vescovo di Foligno monsignor Gualtiero Sigismondi. Visibilmente emozionati i tanti fedeli che sono accorsi a Colfiorito, anche da fuori Foligno, per stringersi alla comunità della montagna pregando per i concittadini martoriati dal sisma di pochi mesi fa.