Si torna a parlare di piccioni. Quel pennuto che sta letteralmente prendendo d’assalto i tetti di Spoleto, soprattutto di quelle strutture del centro storico che si sono spopolate all’indomani del terremoto, e che stanno causando non pochi problemi, soprattutto in fatti di igiene, a chi nel cuore della città è rimasto ad abitare. L’ultimo caso, solo in ordine di tempo, è quello che ha visto via del Duomo ancora una volta deturpata dalla sporcizia del guano dei piccioni. Evento che fa seguito ad un altro analogo di qualche giorno fa e che aveva visto gli operai della Vus impegnati nell’opera di ripulitura della strada in questione. Ma da fare c’è ben altro che una seppur utile ripulitura di escrementi di piccione che, per di più, sono anche insalubri. “Per quanto riguarda la mia abitazione, ho fatto mettere dei pezzi di legno tra il tetto e la trave in modo tale che i piccioni non vi si possano fermare – spiega Alfredo uno dei residenti di via del Duomo – se non prendono provvedimenti chiudendo lo spazio tra il tetto e le travi, la storia continuerà”. Ma su chi, in realtà, spetti a prendere determinati provvedimenti, probabilmente c’è poca chiarezza. A farla è l’assessore all’Ambiente del Comune di Spoleto, Vincenza Campagnani. “Per le abitazioni private, spetta agli stessi proprietari – spiega l’assessore – il problema era già presente, ma con lo spopolamento del centro storico a causa del terremoto, si è accentuato visto che tanti edifici ora sono vuoti. C’è un’ordinanza, e stiamo mandando diffide invitando i proprietari a provvedere”. Ma non solo. Nel tentativo almeno di ridurre il problema della sporcizia causata dal guano dei piccioni, l’ufficio Ambiente del Comune di Spoleto ha attuato un monitoraggio che prevede di rilevare, in tutte le vie e vicoli del centro storico di Spoleto (diviso per quadranti), le situazioni igienico sanitarie più critiche, mettendole a relazione con le rispettive cause dirette, ovvero con gli aspetti strutturali delle facciate degli edifici che non rispettano le disposizioni dell’ordinanza sindacale del 2002. Per la realizzazione di questo progetto si è suddivisa la piantina del centro storico in 16 quadranti, i dati raccolti hanno rilevato 367 edifici che agevolano la presenza e lo stazionamento del colombo, e scattate 634 foto per documentarne la gravità. Di questi 367 edifici il 93 per cento sono di proprietà privata (341), il 4 per cento di proprietà comunale (16) e il restante della Curia (11). I primi risultati mostrano una concentrazione delle situazioni più gravi dal punto di vista igienico-sanitario, nel nucleo più interno del centro storico (quadrante 11), ciò è dovuto al fatto che gli edifici costruiti in tempi storici più datati per loro natura conservano molte di quelle strutture che agevolano la posa. Nel centro storico, inoltre, è stata riscontrata anche la presenza di sistemi di dissuasione male installati che dovranno essere opportunamente sistemati, poiché, oltre a non allontanare il colombo, nei due esempi indicati il sistema di dissuasione offre un miglior riparo, concedendogli l’opportunità di nidificare. Durante il monitoraggio, oltre alle classiche tipologie di posatoio (come grondaie, ferri sporgenti e travi del sottotetto) sono stati rilevati altri siti di rifugio dei quali all’inizio del progetto non si era tenuto conto. Questo sta ad indicare come all’interno di un centro storico siano presenti elementi architettonici usurati dal tempo, che se pur all’apparenza risultano innocui, possono fornire un rifugio adatto al colombo.
Spoleto, il centro preso d’assalto dai piccioni: via a monitoraggio e provvedimenti
Pubblicato il 3 Marzo 2018 12:31
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