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La storia di Baba, il migrante accolto a Foligno che ora lavora in piazza San Marco

Pubblicato il 11 Maggio 2019 06:29 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:59

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Baba ha 39 anni, lavora come commesso in un negozio di souvenir in piazza San Marco a Venezia e ha un sorriso contagioso. È il sorriso di chi ce l’ha fatta, nonostante le difficoltà. Sì, perché Babà arriva dal Senegal. Da lì è partito nel 2013, ma in Italia c’è arrivato solo tre anni dopo. Dopo aver attraversato il Mali, il Burkina Faso, il Niger e la Libia e dopo aver fatto mille lavori. A portarlo in Italia è stato un barcone, insieme ad altri migranti che come lui coltivavano il sogno di una vita diversa. Una vita che è ricominciata nel marzo del 2016 da Foligno, dove Baba è stato accolto dalla Caritas diocesana diretta da Mauro Masciotti nell’ambito del progetto di accoglienza dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in convenzione con la prefettura di Perugia. Nella città della Quintana ha trascorso tre anni. Poi, ha deciso di trasferirsi a Venezia per raggiungere un amico. Così, a giugno 2018 ha lasciato Foligno, città che continua a portare nel cuore. “Foligno è la mia città” spiega alla redazione di Rgunotizie.it che lo ha raggiunto telefonicamente, tornando con la memoria agli ultimi anni. “Lì ho ancora tanti amici – aggiunge – che sento spesso. E poi ci sono gli operatori della Caritas che mi hanno accolto e accompagnato nel mio percorso”. Dopo essersi trasferito a Venezia ed essersi arrangiato con qualche lavoretto, oggi Baba lavora come addetto alle vendite in un negozio di souvenir ed è felice. “Venezia è bellissima – racconta – Sono qui, con i miei amici, lavoro e parlo con tutti, indipendentemente dalle loro origini. L’unica cosa che mi manca è la mia famiglia”. Baba ha infatti lasciato in Senegal la mamma, un fratello e due sorelle. “Sono più di tre anni che non li vedo, anche se li sento sempre. Ora che ho un lavoro, li aiuto economicamente. Non ho moglie né figli, sono loro l’unica cosa cosa che mi resta”. E il suo sogno, ora, è proprio quello di ricongiungersi con la sua famiglia. “Vorrei portarli qui in Italia, con me” spiega. Anche se per ora si accontenterebbe di rivederli. “Vorrei tornare in Senegal per andare a trovarli, ma non so quando sarà possibile”. Intanto si dà da fare, lavora tutto il giorno. E quando la sera torna a casa, guarda sorridente la città che ha davanti. “Quando ero in Senegal – confessa – non avrei mai pensato che sarei arrivato in Italia, invece ora sono qui. È stato il mio destino arrivare qui”. Un destino che l’ha messo alla prova, duramente. Ma Baba non si è lasciato abbattere ed è andato avanti. “La vita è così – conclude – devi combattere, ma sono vivo e posso farlo. Solo quando morirò non potrò più fare niente”.

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