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Dimagrire con il digiuno intermittente…è possibile?

Pubblicato il 28 Luglio 2019 08:35 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:45

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Inizio questo articolo ponendo delle premesse di base, che ritengo oneste ed imprescindibili.

Per questo nuovo “metodo alimentare” a mio parere ad oggi, non si hanno delle revisioni scientifiche serie su cui basarci, e soprattutto viene a mancare il fondamento dell’educazione alimentare, esponendo le persone ad una loro interpretazione personale spesso fantasiosa, che potrebbe far sorgere carenze nutrizionali in termini di “razioni raccomandate dei nutrienti”.

Tuttavia quando ci addentriamo nella sfera della “cultura fisica” è una costante che le persone diano una maggiore importanza ai risultati estetici piuttosto che alle finalità salutistiche.

Ma andiamo a vedere effettivamente cosa è il “digiuno intermittente”:

I protocolli alimentari che vengono spesso proposti in questo metodo sono quelli che invitano a non assumere alimenti per almeno 16 ore nell’arco della giornata, oppure alternano un giorno di alimentazione ad un giorno di digiuno, o ancora effettuano 2 giorni di digiuno alla settimana.

In pratica questa metodologia è di fatto basata sul controllo globale delle calorie, e per alcuni professionisti del settore sportivo contribuisce anche al miglioramento della composizione corporea.

Ma quando sono gli sportivi che utilizzano questo metodo dobbiamo però evidenziare delle nette differenze, nel mondo del fitness ci sono persone che vogliono dimagrire ed altre invece che vogliono aumentare la propria massa muscolare, a questo punto la domanda sorge spontanea: questo metodo può essere applicato in maniera valida per entrambe?

La mia opinione è che se questa metodologia è finalizzata al dimagrimento, sempre sotto il controllo di un professionista del settore, potrebbe anche risultare efficace, in quanto come detto in precedenza, va a limitare l’introito calorico totale. 

Inoltre ridurre il numero dei pasti, nel breve periodo, non ridurrebbe neanche il metabolismo (inteso come Termogenesi Indotta dall’assunzione dei pasti), in quanto la termogenesi sembrerebbe legata al quantitativo calorico totale e non al frazionamento dello stesso, altri studi evidenziano come il digiuno possa anche migliorare la composizione corporea andando a stimolare la produzione di ormoni (adrenalina, GH) deputati ad alzare la glicemia e stimolare quindi la lipolisi, il tutto servirebbe a far recuperare al corpo quell’energia a cui attingere in quel momento di bisogno.

Ma questa metodologia però potrebbe avere anche un risvolto limitante, molti professionisti del settore, a cui mi associo, ritengono che anche se questa pratica nel breve periodo non porti ad una diminuzione del metabolismo, nel lungo periodo potrebbe invece potrebbe ridurlo drasticamente, in quanto consumare un pasto appena svegli (colazione) è per l’organismo un segnale metabolico di disponibilità energetica e se questo importantissimo pasto viene omesso, nel lungo periodo si trasforma in un segnale atto alla diminuzione del metabolismo stesso perché impossibilitato a reperire fonti energetiche al risveglio. 

Come detto in precedenza, è vero che ci sono pochi studi scientifici che correlano il digiuno intermittente al dimagrimento, ma è altrettanto vero che non esiste invece nessuno studio che correli tale metodica all’aumento della massa muscolare, quindi se il vostro intento è quello di acquisire muscolatura, io ritengo che il digiuno intermittente non sia assolutamente un metodo adatto alle vostre aspettative.

Personalmente credo che il digiuno intermittente abbia una certa valenza quando effettuato per scopi salutistici quali, attivazione della biogenesi mitocondriale, diminuzione della resistenza insulinica e nel favorire una rigenerazione cellulare, da questi motivi si evince che vada strutturato in maniera corretta e sempre sotto controllo di un professionista sanitario esperto.

Non lo ritengo invece assolutamente utile quando viene inserito in programmi sportivi, dove gli atleti cercano un miglioramento della loro prestazione, ed ancora meno se questi vanno alla ricerca di un’ipertrofia muscolare, e la spiegazione la troviamo proprio nella parola “digiuno” che prelude a una sospensione dell’introito alimentare dell’atleta nel momento di maggior richiesta energetica.

Questo ci fa capire che se un atleta effettua un metodo che contempla la sospensione della sua alimentazione, seppur non continuativa, difficilmente si troverà in una situazione di “anabolismo”, dove si ha la costruzione di nuove strutture utili alla prestazione atletica futura, ma più facilmente avrà una situazione di “catabolismo” dove invece il nostro organismo necessariamente dovrà demolire alcune sue strutture per ricavarne energia, e questo sicuramente andrà a discapito della performance.

Concludendo posso dire che questo metodo, se ben strutturato da un professionista, potrebbe essere utile ai fini del controllo del peso utilizzandolo per brevi periodi, non lo ritengo utile invece, quando esso viene adottato come stile di vita o per lunghi periodi, in quanto potrebbe risultare potenzialmente carente e/o addirittura dannoso.

 

Rubrica a cura del Dr. Mercuri Leonardo, nutrizionista Andid

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