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Alla ricerca della vitamina D: un tesoro prezioso da non sottovalutare

Pubblicato il 28 Settembre 2019 09:54 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:32

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Quest’oggi ci occupiamo di Vitamina D e sfatiamo subito la notizia che quest’ultima servirebbe solo a fissare il calcio nelle ossa! 

Questa vitamina nella sua forma attivata a “calcitriolo” (noto anche come 1,25-diidrossicolecalciferolo), agisce e circola nel sangue come un vero e proprio Ormone, regola vari organi e sistemi del nostro corpo, modula l’infiammazione, il sistema immunitario, e la sua carenza viene associata a molteplici malattie come l’infarto, il Diabete, l’Alzheimer fino all’asma.

La vitamina D è uno degli ormoni più antichi nella storia degli esseri viventi, se osserviamo la sua storia evolutiva riusciamo a capire perché viene considerato come uno dei principali regolatori del metabolismo minerale e scheletrico dei vertebrati. La storia scientifica della vitamina D parte dal XX° secolo, dove misero in relazione le scoperte di laboratorio e le scoperte cliniche.

Effettivamente come funzione questa vitamina?

Non è ancora chiaro alla scienza come questa vitamina agisca a livello dei nostri sistemi corporei, anche se abbiamo la certezza delle sue proprietà antinfiammatorie e del suo intervento benefico sul sistema immunitario, bisogna ancora capire se è proprio la sostanza a produrre tanti benefici, o una sua alta concentrazione nel sangue sia un indicatore indiretto di sane abitudini alimentari e corretti stili di vita.

Ma allora, quanta ce ne vuole?

Anche se non esistono dei riferimenti assoluti, la maggior parte degli esperti consiglia di non scendere al disotto dei 30 nanomoli/litro, ma in genere per assicurarsi l’apporto necessario di vitamina D è sufficiente trascorrere più tempo all’aria aperta. Tra i neonati e gli anziani che escono poco di casa e si espongono poco al sole vi è un deficit di questa vitamina abbastanza comune, e questo è avvalorato dal fatto che nei primi giorni di vita dei neonati vengono somministrate delle gocce di vitamina D, e molti medici ritengono opportuno dare una supplementazione anche a pazienti di una certa età.

Tuttavia è bene ricordare che a dosi eccessive la Vitamina D può essere tossica, ed è per questo motivo che si consiglia di non superare mai un’assunzione giornaliera di 50 μg/die.

Come si forma la vitamina D attiva?

Solo il 30-35% del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dalla nostra alimentazione giornaliera, i cibi che ne contengono di più sono i pesci grassi (come salmone, sgombro ed aringa), il tuorlo d’uovo e il fegato. Tutto il resto della vitamina D si forma nella nostra pelle a partire da un grasso simile al colesterolo che viene trasformato per effetto dell’esposizione ai raggi UVB. Una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, la vitamina D passa nel sangue, qui una proteina specifica la trasporta fino al fegato e al rene dove viene attivata.

Ma la scienza cosa ci dice su questa vitamina?

Ci sono importanti studi di laboratorio che dimostrano un importante attività, potenzialmente in grado di prevenire o rallentare lo sviluppo del cancro, la vitamina D infatti frena la crescita delle cellule, ne favorisce la differenziazione e la morte programmata (apoptosi cellulare), e riduce la formazione di nuovi vasi sanguinei (angiogenesi). Il grande studio europeo “EPIC”, alla cui realizzazione hanno partecipato diversi ricercatori sostenuti da AIRC, ha mostrato che le persone con i più alti livelli di questa vitamina nel sangue hanno un rischio di cancro al colon inferiore di circa il 40 per cento rispetto a chi invece ne è carente. Ma se lo studioEPICha certificato che la vitamina D sintetizzata in maniera endogena (cioè dal sole e dai cibi) ci protegge contro lo sviluppo tumorale, altre ricerche come il “Women’s Health Initiative statunitense” ci riportano anche una brutta notizia, secondo questo studio infatti l’assunzione di supplementi a base di vitamina D non sembrano conferire alcun effetto protettivo.

Si può quindi ipotizzare che alti livelli di questa vitamina nel sangue non siano direttamente responsabili del minor rischio, ma semplicemente rispecchino abitudini più sane a cui va attribuito il merito di proteggere l’individuo dal cancro. Altri studi sono in corso per cercare di chiarire questi fenomeni.

In conclusione, se vogliamo beneficiare degli straordinari effetti protettivi di questa vitamina, dobbiamo orientarci sugli stili di vita sani e sulla corretta alimentazione, ed è per questo che tutti dovremmo spingere i nostri figli nel gioco all’aria aperta, cercando di scoraggiare i lunghi periodi davanti alla televisione o ai videogiochi in cui i nostri giovani spesso incorrono.

Rubrica a cura del dr. Mercuri Leonardo, dietista A.N.D.I.D.

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