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Le storie dei migranti vissute da vicino. Il racconto degli studenti di Foligno a Lampedusa

Pubblicato il 2 Ottobre 2019 16:09 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:32

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L’aula è la splendida terra di Lampedusa, come compagni di banco alcuni dei profughi scampati alla traversata via terra dell’Africa prima e del Mediterraneo via mare poi. A vivere questa importante testimonianza di vita sono gli studenti degli istituti superiori di venti nazioni europee. Tra loro ci sono anche gli alunni dell’Itt “Leonardo Da Vinci” di Foligno, accompagnati dal professor Carlo Felice. A condividere i quattro giorni nell’isola siciliana anche i loro coetanei del collegio Traina Lalescu di Resita (Romania), gemellati con Foligno attraverso il progetto “Cittadini del Mondo” della Diocesi di Foligno. La sesta Giornata della Memoria e dell’Accoglienza ricorda il 3 ottobre del 2013, quando in un naufragio al largo delle coste di Lampedusapersero la vita 368 migranti. I superstiti furono 155, di cui 41 minori. Non si è trattato né della prima né dell’ultima strage avvenuta nel Mar Mediterraneo, ma per la prima volta il mare restituì i tanti corpi delle vittime e rese visibile, portando proprio sotto i nostri occhi, quello che accade quasi quotidianamente in mare.

Da quel drammatico giorno è nato il Comitato Tre Ottobre guidato da Tareke Brahne, uno dei sopravvissuti, oggi cittadino italiano e fautore del dialogo tra nazioni per accogliere i migranti. Un legame particolare quello tra Foligno e il Comitato, visto che tre anni fa è stata inaugurata anche una piazzetta (nella zona del polo scolastico) che porta proprio il nome “Tre Ottobre”. Ma cosa è cambiato nell’accoglienza dei migranti da quel tre ottobre di sei anni fa?“Nulla – commenta laconicamente Tareke Brahne, intervenuto ai microfoni di Radio Gente Umbra -. I morti sono aumentati e abbiamo reso ancora più difficile la vita di gente che scappa: non stiamo dando risposte concrete a livello italiano, europeo e non arrivano segnali nemmeno dalla comunità internazionale. Continuiamo a chiuderci all’interno, invece di andare ad incidere nei paesi di origine e aprire i corridoi umanitari. Continuiamo a litigare tra noi europei per queste persone che fuggono. Dobbiamo mettere in campo una soluzione concreta, affrontando il problema come Europa e non come singolo stato”. La Giornata del ricordo è anche un’occasione per sensibilizzare e approfondire il fenomeno migratorio in tutta Italia.

LE TESTIMONIANZE – Ancora in viaggio a Lampedusa, abbiamo raccolto anche la testimonianza del professore folignate Carlo Felice, che da anni accompagna i suoi studenti nei luoghi degli sbarchi. “L’esperienza di Lampedusa è sempre uno choc positivo, perché si passa dal parlare astrattamente dei migranti ad incontrare persone concrete, con una storia – racconta il professor Felice -. Questo cambia radicalmente il nostro punto di vista. Dopo essere stati qui, tutti i ragazzi capiscono che il fenomeno dei migranti non è come si immaginavo o come ci fa vedere la televisione. Sono quattro anni che vengo qui ed incontro gli stessi superstiti: questa mattina (mercoledì ndr) ne ho abbracciato uno ed è scoppiato a piangere e per me è stata un’emozione fortissima, nonostante lo conoscessi da tempo. Poco tempo fa è circolato un video di un evento in Umbria dove – prosegue Felice -, un noto uomo politico, durante una cena ha fatto una battuta orrenda sui migranti, con la gente accanto a lui che rideva, sghignazzava e batteva le mani. Tutte quelle persone le vorrei far venire qui a Lampedusa e poi vorrei vedere se continuano a sghignazzare. Qui si incontrano persone che sono state tirate fuori dall’acqua, o che hanno genitori e parenti che non si sa dove siano. Se potessi, porterei tutti i miei alunni ad incontrare persone. Quest’anno in particolare ci sono ragazzi di 20 paesi diversi e stiamo capendo che qui non ci sono cattolici, ortodossi, italiani o rumeni: ci sono solo persone. E’ una boccata d’aria fresca. I cittadini del mondo già ci sono, quando se ne accorgeranno anche i nostri politici il mondo cambierà”.

DA RESITA – Ai microfoni di Rgu è intervenuto anche padreNicolae Chiosa, professore del collegio di Resita: “Credo che la nostra visita qui abbia approfondito molto questo gemellaggio e questa amicizia con Foligno. L’esperienza di Lampedusa ti tocca in tutti i suoi momenti. Siamo sulla stessa barca, come spiega il titolo di quest’anno – spiega padre Chiosa – per me è una esperienza particolare che ci tocca molto: un conto è parlare degli eventi che si organizzano, un conto è parteciparvi e vedere con il nostro cuore di cosa si tratta. Per Lampedusa non ci sono parole, le persone devono venire qui per incontrarsi e nel mondo in cui viviamo dobbiamo essere attenti al prossimo e a chi incontriamo”.

GLI STUDENTI – Veri protagonisti dell’appuntamento annuale a Lampedusa sono gli studenti, che hanno la possibilità di conoscere in prima persona le storie dei migranti e di chi è sopravvissuto al dramma dei barconi. “Siamo arrivati domenica pomeriggio e dopo un giorno di visita dell’isola, abbiamo partecipato a degli workshop – racconta Gabriele Mancinelli dell’Itt ‘Da Vinci’ – Prima di iniziare, abbiamo passato dei momenti tutti insieme con le scuole gemellate ed i ragazzi dei paesi europei per conoscerci ed unirci. Ai workshop mattutini e pomeridiani, la sera vengono affiancati degli spettacoli in cui si parla di ciò che accade a Lampedusa e oggi (mercoledì ndr) stiamo continuando con questi lavori, prima di una tavola rotonda dove le istituzioni si confronteranno. Finiremo giovedì con la marcia per il ricordo a Porta Europa. Siamo tante scuole e ognuno di noi, colpito da questi fatti, cerca di documentarsi sempre di più. Ci siamo accorti però che facendo molte domande ai sopravvissuti, spesso l’aria si fa pesante e i migranti riescono ad andare avanti. Quindi capiamo la loro situazione e come si sentono – conclude -. Al di là dei paesi e dei confini, siamo tutti europei e dobbiamo reagire allo stesso modo: accogliendo”. Per Marco Turrioni, altro studente folignate in Sicilia, “Lampedusa è sicuramente un’esperienza che ti segna. Un conto è parlare dell’immigrazione in modo astratto, un’altra cosa è vedere negli occhi delle persone il dolore e le lacrime che hanno provato nei loro viaggi che li hanno impegnati negli anni – afferma il giovane studente folignate -. Dobbiamo cercare almeno di portare la nostra testimonianza una volta tornati a casa: abbiamo un compito importante che si concluderà con il ritorno a scuola. Vediamo il dolore ma anche la gioia di chi, con il viaggio, ha potuto migliorare le condizioni economiche della sua famiglia. Abbiamo conosciuto un ragazzo che ha permesso ai propri fratelli di studiare”.

Dal 2014 a oggi l’iniziativa ha coinvolto oltre 800 studenti provenienti da 150 scuole di 13 paesi dell’Unione Europea. Quest’anno sono presenti più di 60 scuole da circa 20 Paesi europei. Le attività di commemorazione e sensibilizzazione in questi giorni hanno come tema “#siamo sulla stessa barca” e prevedono la partecipazione diretta di rifugiati, sopravvissuti e parenti delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 e di altre stragi in mare. La barca passa da mero simbolo delle migrazioni a metafora del mondo nel quale, prima di qualsiasi altra distinzione, siamo tutti esseri umani.

Fabio Luccioli
Fabio Luccioli
Direttore di Radio Gente Umbra e Gazzetta di Foligno

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