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Il virus che può cambiare il concetto di libertà

Pubblicato il 21 Marzo 2020 11:53 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:58

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“…La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione

Vorrei essere libero come un uomo
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
E che trova questo spazio
Solamente nella sua democrazia…” 
Giorgio Gaber

 

Forse queste parole, estrapolate dalla visionaria canzone di Gaber, ci aiutano a definirne un rinnovato concetto di libertà.

In questo periodo di pandemia non è facile capire quali siano i limiti fisici, morali, o psicologici della nostra libertà, prima del tempo Covid-19, la maggior parte delle persone utilizzava la libertà come una maschera, o un costume di apparenza che serviva a mostrare a tutti che “sono libero solamente quando tutti gli altri credono che io lo sia”.

La nostra cultura definisce la parola libertà come “la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla”

Ma se vogliamo trovare una risposta vera bisogna guardarsi dentro, cercare la libertà interiore, quella che ci svincola dai giudizi degli altri, la libertà è un processo, un cambiamento che ci permette di non essere prigionieri soprattutto di noi stessi, perché come diceva Jung nel suo Libro Rosso “meglio essere legati da catene visibili che da catene invisibili”.

Purtroppo a tanti la libertà ha fatto sempre paura, ci impone di decidere responsabilmente, ci chiede di assumerci dei rischi, senza ricordarci che questi rischi sono sempre volti a migliorare la nostra vita e quella degli altri.

Ma oggi, con questo strano virus che limita fortemente le nostre decisioni, come ci comportiamo, siamo consci di quello che possiamo o non possiamo fare, e soprattutto perché non possiamo fare tutto quello che facevamo prima? Di certo la politica dell’odio che corre veloce nei social non ci aiuta, oggi prima di tutto dobbiamo essere e sentirci tutti responsabili di fronte a questa emergenza, ognuno di noi dovrebbe sentirsi in dovere di tacciare e bloccare chi usa questa pandemia come veicolo d’odio sui social, parlo di persone che ancora oggi usano “l’immigrato untore o sottrattore di risorse nazionali” come scudo per la propria ignoranza (paura), di coloro che diffondono notizie false e catastrofiche solo per un minuto di visibilità o per pura disonestà sociale, senza pensare che in realtà questo virus sta smentendo l’illusione clamorosa che ognuno possa salvarsi da solo, e che i confini, che alcune nostre eccelse menti etnocentriste volevano proteggere, di fatto non esistono più.

Se usciti da questa crisi biologia non metteremo a frutto tutti gli insegnamenti che il contesto avverso ci ha palesato avremo fallito, come hanno fallito tutti quelli che pensavano che il problema era solo di altri.

Guardiamoci dentro non siamo immortali, possiamo momentaneamente rinunciare agli aperitivi, alle cene con gli amici, alle piazze affollate, al calcio ed ai concerti, a guardare il mondo con i nostri occhi, possiamo farlo perché tutti quei privilegi che ci aveva regalato la libertà torneranno, si “poi” torneranno…ma solamente se le nostre azioni saranno “ora” esemplari.

Quindi cari amici, quando riconquisteremo la nostra nuova libertà, essa non dovrà servire a farci salire sul palco da comparse, ma da registi e protagonisti della storia della nostra vita, per poi ripartire tutti insieme, per quel viaggio meraviglioso chiamato esistenza.

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