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Dai vertici dell’Aeronautica al ritorno in Umbria: il generale Leonardo Tricarico si racconta a Rgu

Pubblicato il 2 Luglio 2020 12:32 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:36

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Anche se nato in Trentino e con sangue pugliese, il generale Leonardo Tricarico è molto legato all’Umbria. In un’intervista a Radio Gente Umbra, condotta da Ambra Cenci, infatti, l’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare ed attuale presidente della Fondazione Icsa ha raccontato di come gli siano bastati gli anni spensierati di gioventù trascorsi a Foligno per prendere la decisione di ritornare a vivere, dopo tempo, a Montefalco. “Fu mio padre, per primo, a trovarsi bene nella città della Quintana e, in generale, in Umbria – ha spiegato Tricarico – quando si trasferì per lavoro visto che lavorava nella Guardia di Finanza. Sono arrivato con lui a Foligno all’età di sette anni e ci sono rimasto fino al diploma conseguito al liceo Frezzi. Ho molti amici di vecchia data qui – ha continuato il generale – e quindici anni fa ho deciso, anche per stare vicino a mia madre ormai anziana, di ritornare in questo meraviglioso territorio. Destino ha voluto che mi stabilissi a Montefalco, in una casa colonica con tanto di viti ed ulivi”.

Molti gli argomenti emersi durante l’intervista. A cominciare dal ricordo di un vero gioiello di cui l’Aeronautica ha disposto fino al 2005, ovvero l’aereo monomotore supersonico F-104, personalmente pilotato dal generale. “Siamo andati in pensione pressappoco insieme – ha detto –. Era un veicolo molto complesso che spingeva al limite le capacità di chi lo conduceva. Una sfida guidarlo, bisognava essere molto professionali”. Ed è con grande professionalità che Tricarico, nel corso della sua carriera, ha condotto missioni anche delicatissime durante alcuni conflitti. “La paura è cosa normale in certe situazioni – ha confidato –, guai a non averne, poiché permette di prendere le giuste contromisure in momenti difficili”.

Come detto, molti i temi di attualità approfonditi dall’ex capo di Stato Maggiore nel corso dell’intervista, dalla politica estera con l’Egitto in seguito al caso Regeni, alla liberazione di Silvia Romano, passando per il fenomeno dell’immigrazione. Preso atto del curriculum, quello di Tricarico non può che essere un parere autorevole. “I rapporti tra Italia ed Egitto sono potenzialmente eccellenti – ha spiegato –. Nei fatti però, anche in Egitto stiamo facendo di tutto per non assecondare e proteggere i nostri interessi nazionali. Stranamente, l’attenzione, l’animosita e la perentorietà si sono concentrati sull’Egitto di Al-Sisi e non sul mandante: la Gran Bretagna. Maha Abdelrahman, ovvero la tutor di Cambrige di Giulio Regeni, sapeva benissimo dei rischi che avrebbe corso lo studente. Un ragazzo che viene spedito a svolgere un lavoro in un determinato contesto venga informato sui rischi collegati al compito e che, allo stesso tempo, vengano avvisate le autorità locali. Nel caso di Regeni tutto ciò non deve essere accaduto”.

A sentire Tricarico, gli altri Paesi dovrebbero punire i datori di lavoro che inviano dipendenti o volontari in giro per il modo senza protezioni tanto severamente quanto fa l’Italia. “Sulla vicenda di Silvia Romano – ha poi detto il generale – non voglio schierarmi, ma vale il discorso di prima. Naturale il mio rispetto per la conversione della ragazza, ma ad emergere è stato il modo con cui le Ong mandano allo sbaraglio i propri volontari. Una realtà, quella delle Ong, che in Italia è fuori controllo. Ciascuna agisce senza essere incardinata nel sistema della Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina. Chi ha mandato Silvia Romano in Kenya dovrebbe produrre l’evidenza che ha fatto di tutto per proteggerla”.

Anche sui flussi migratori Tricarico ha le idee chiare. “Il fenomeno non si può risolvere con un provvedimento unico. Ancora una volta c’è zuffa politica e non si riesce ad imboccare la strada giusta. Intanto si dovrebbe stabilire inequivocabilmente che chi fugge dalla povertà e dalla guerra non può morire. Questa cosa va scritta nella normativa internazionale e, nel nostro caso, in quello che è il Codice europeo dei diritti umani. Così, se qualcuno non rispetta questo diritto, viene sanzionato dalla Corte europea: questo oggi non c’è. Successivamente toglierei dai mari tutte le navi militari perché fanno solamente danni. La legge dice che le attività di ricerca e soccorso sono competenza primaria delle capitanerie di porto e noi abbiamo la migliore guardia costiera del Mediterraneo e forse del panorama internazionale: dobbiamo metterla in grado di adempiere al suo compito nella migliore maniera possibile. Poi sarebbe auspicabile la realizzazione di una guardia costiera europea e strutturare un’autorità unica regolatrice che controlli i flussi marittimi in tutta Europa, così come avviene anche per gli aerei”.

Prima dei saluti a tutti gli umbri e dei complimenti per come hanno reagito all’emergenza sanitaria, Leonardo Tricarico ha parlato della sua mancata partecipazione alla parata militare del 2 giugno 2019 e della restituzione alla Francia della Legion d’onore ricevuta nel 2011. Nel primo caso la decisione fu dovuta alla scarsa condivisione dell’operato dell’allora ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Nel secondo, invece, il motivo della restituzione dell’onorificenza fu il dileggio che Merkel e Sarkozy riservarono all’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi durante una conferenza. “A quei tempi Berlusconi era il presidente del Consiglio dei ministri e non dovevano permettersi di prenderlo in giro pubblicamente – ha concluso Tricarico –. Per me fu qualcosa di inaccettabile e così, con una lettera educata ma ben pepata, ho portato all’ambasciatore la Legion d’onore”.

L’intervista integrale al generale Leonardo Tricarico andrà in onda questa sera, giovedì 2 luglio, alle ore 19, ovvero al termine del giornaleradio della sera

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