Sono 1.250 le dosi di vaccino anti-Covid somministrate in Umbria dall’avvio della campagna il 31 dicembre scorso. È quanto emerge dal report pubblicato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, aggiornato alla notte tra domenica 3 e lunedì 4 gennaio. Delle 4.960 dosi consegnate il 30 dicembre scorso nei quattro hub individuati nel Cuore verde d’Italia, dunque, risulta somministrato il 25,2 per cento dei vaccini.
Nella maggior parte dei casi si tratta di donne. Nello specifico 745, contro 505 uomini. La fascia d’età con più somministrazioni è quella che va dai 50 ai 59 anni. In questo caso il vaccino ha interessati 348 utenti. Seguono 341 soggetti tra i 40 e i 49 anni e altri 300 tra i 30 e i 39. Nettamente più bassa la somministrazione per la fascia tra i 60 e i 69 con 153 persone vaccinate e per quella tra i 20 e i 29 anni con 95 utenti. A chiudere il cerchio dodici dosi distribuite tra la popolazione che va dai 70 agli 89 anni ed una per un soggetto di età superiore ai 90 anni.
Il dato nazionale è, invece, di 118.554 vaccini somministrati in tutta Italia sulle 469.950 dosi consegnate a fine anno dalla Pfizer-BioNTech.
Com’è ormai noto, in questa prima fase a beneficiare del vaccino della Pfizer-BioNTech sono gli operatori sanitari e sociosanitari in primis, seguiti dagli ospiti delle Rsa e da personale non sanitario. Intanto arriva unanime l’appello da Federfarma ed Assofarm ad inserire nella lista delle priorità anche la vaccinazione dei farmacisti.
“Sono stati in prima linea e continuano ad esserlo tuttora – commenta il presidente di Federfarma Umbria, Augusto Luciani -. Siamo pronti a vaccinarci e desiderosi al tempo stesso che questa nostra volontà venga recepita. Riteniamo infatti – ha quindi concluso – che il vaccino sia al momento l’unica e fondata speranza per poter superare questa terribile pandemia”. Posizione, come detto, sposata in pieno anche da Assofarm.
“Le farmacie sono un presidio della sanità di territorio che non può essere ignorato dalle priorità della vaccinazione anti Covid-19 – ha detto il coordinatore Antonio D’Acunto -. Coinvolgerli nei primi step vaccinali è, non soltanto, un dovere morale, ma anche un’azione logica e coerente con il ruolo che i farmacisti sono chiamati a ricoprire”.